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Il Centro di Cultura fu chiuso. Durò
ancora, ma per poco, il Centro dei
Servizi Culturali animato dalla assidua
presenza del Prof. Volpicelli il quale vi
trovava una buona gratifica. Alla fin
fine anche questo ultimo residuo fu
chiuso.
Nel 1951, agli esordi del Centro
Popolare, la popolazione residente a
Roggiano Gravina era di 7.095 unità di
cui 2.381 totalmente analfabeti con
un tasso di analfabetismo, dunque, del
33.56%.
Nel 1965 il tasso dell’analfabetismo,
anche grazie all’UNLA ed il Centro di
Cultura, scese al 3,88%.
3.1. Attività cessate e sopravvissute fino agli anni ‘90
Fra le attività scomparse, o in via di estinzione, vanno ricordate alcune
forme di artigianato domestico come la lavorazione dei vimini e
l’impagliatura e quella di materie meno pregiate come il cotone, la ginestra
e l’agave.
Quest’ultima, opportunamente trattata, dava una fibra sottile ma molto
robusta che veniva usata per la costruzione di sedie. Gli scopi, altra parte
della pianta, erano utilizzati nei campi per tettoie, stalle e pagliai.
L’impagliatura di sedie, fiaschi e damigiane era pure diffusa. In paese è
rimasto attivo fino a metà degli anni Novanta un solo artigiano: “Zu
Duminicu” che però si limitava a rinnovare il sedile alle vecchie sedie.
Anche la lavorazione dei vimini è quasi totalmente scomparsa, soppiantata
dall’inesorabile avanzata delle materie plastiche. I contadini componevano
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