Page 133 - LA SICILIA - Cesare Ferrara
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tamente come da noi a Catania.
Un termine latino che ha avuto molta fortuna in Sicilia è
“canna (genitivo cannae)”. I latini per indicare questa pianta
usavano anche il termine “calamus”, da cui deriva il siciliano
“calamaru” per indicare il calamaio oppure un tipo di pesce
dei nostri mari. Ma il termine “canna” ha avuto più fortuna,
tanto da passare interamente nel linguaggio siciliano ed anche
italiano. Non solo questo, poiché molti altri termini traggono
origine da questa parola utilizzando la radice “can” che di-
venta sinonimo di oggetto rotondo, a forma, appunto, di
canna. Così abbiamo il termine “cannata”(tazza a tubo con
manico per il vino) ed ancora il termine “cannolu”, passato
anche all’italiano “cannolo”, così chiamato poiché la buccia di
questo tipico dolce è ottenuta appunto avvolgendo una spoglia
di pasta frolla ad un tubetto di canna che viene reso croccante
immergendolo nell’olio bollente. Un altro derivato è “u can-
nulicchiu”, usato per indicare il cannolo più piccolo oppure
un tipo di crostaceo marino gustosissimo a forma di tubo ,
completamente sconosciuto al Nord. Sempre per restare in
tema, sottopongo all’attenzione il termine “cantru”, quel fa-
moso vaso in ceramica a forma di cilindro rovesciato, che una
volta serviva alle nostre nonne per i bisogni corporali notturni
ed oggi costituisce un richiamo artistico del calatino che ne
ha fatto quasi un simbolo. Ebbene tale termine altro non è che
la fusione dei due termini latini “canna” ed “antrum”, che
tradotto significa esattamente “antro a forma di canna” os-
sia recipiente cavo a forma di tubo.
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