Page 135 - LA SICILIA - Cesare Ferrara
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ema dei rioni, vendere della frutta secca in coppi di carta oltre
alla famosa “acqua e anice”. Il venditore, con a tracolla una
capace borsa piena di merce, negli intervalli, passava tra gli
spettatori e con cadenza sistematica gridava : “calia, calacusi
e simenza”. A parte “calia” (ceci abbrustoliti nella sabbia), di
facile comprensione (rammento che calia viene dall’arabo
haliah) e “simenza” (semi di zucca anch’essi abbrusto-
liti nella sabbia), la parola “calacausi” ha bisogno di una più
esauriente spiegazione. Questo termine, nel nostro dialetto sta
ad indicare “le arachidi”, chiamate anche noccioline ameri-
cane. Dal momento che, a quanto pare, quest’ultimo prodotto
provoca il bisogno di andare in gabinetto, non si trovò di me-
glio che attribuire a questo prodotto giunto in Sicilia dal Nord
America, che la parola “calacausi”, la quale ricorda il gesto
di abbassarsi i pantaloni appunto per andare a fare i propri bi-
sogni corporali. Quindi ufficialmente le noccioline americane
sono chiamate a Catania calacausi.
Un altro termine mi viene in mente: “U assicuta fimmini”.
Esso è un piccolo petardo di bassissima potenza che general-
mente viene lanciato tra le gambe della folla da persone poco
per bene allo scopo di creare panico e grida tra le donne. Uno
scherzo di cattivo gusto che va certamente condannato. Ap-
punto per i suoi effetti sulle “femmine” egli viene non altri-
menti chiamato. Si fa notare che “assicuta” viene dal verbo
latino sequor, sequeris, secutus sum, sequi. Si usa anche il
nomignolo per indicare alcuni tipi di funghi della nostra mon-
tagna ed è così che in commercio abbiamo “i mussi di
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