Page 139 - LA SICILIA - Cesare Ferrara
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inglese da parte di immigrati siciliani negli Stati Uniti della
          prima metà del XX secolo, per necessità o per ottenere un ef-
          fetto umoristico. Alcune volte il Siculish è stato usato per si-
          cilianizzare i toponimi geografici americani abitati da comu-
          nità  sicule:  così  Bensonhurst  divenne  "Bensinosti",  New
          York  si  trasformò  in  "Nova  Jorca"  e  Brooklyn  in
          "Brucculinu".


          Altre forme di Siculish si sono inoltre sviluppate in comunità
          di  immigrati  siciliani  all'interno  di  altri  Paesi  anglofoni
          come  Canada  e  Australia.  Le  sorprendenti  similitudini  tra
          queste forme sono dovute a movimenti transnazionali di emi-
          granti  o,  molto  più  probabilmente,  da  logici  adattamenti

          dell'inglese a norme linguistiche del siciliano.

          Alcuni immigrati di seconda generazione confondono sovente
          il siciliano attuale con parole Siculish. Questo accade special-
          mente con parole che hanno con l'inglese una derivazione lin-
          guistica  comune,  ossia  quella  del  normanno.  Esem-
          pio: trubbulu e trouble ("problema"); damaggiu e damage ("da
          nno");  raggia  e  rage  ("rabbia");  attruppicari  e  to
          trip ("inciampare").

          Lo  scrittore  Leonardo  Sciascia,  nel  racconto  La  zia
          d'America  (contenuto nella raccolta "Gli zii di Sicilia"), uti-

          lizza  alcune  "sicilianizzazioni"  di  termini  inglesi  (come  ad
          esempio  la  parola  storo,  utilizzata  per  indicare  il  negozio,
          dall'inglese store).



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