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Sofia. “Ma chi ce lo da?”. “Che cosa e’ successo"\?”.
          Nessuno,  poteva  rispondere,  ma  era  certo  che  il  pranzo,  un

          pranzo per noi morti di fame, ci sarebbe stato!

          Si  riprese  la  marcia,  come  si  camminava  meglio!  Eravamo
          quasi  contenti!  Cammina,  cammina,  cammina...  “Ricordi
          Calo’  le  storie  che  ci  leggeva.  la  maestra?”  “...e  dopo  aver
          camminato per tanti giorni arrivarono ad un castello e Ii una
          bella Fata servi’ loro un bel .pranzo... Ti piace Gennari”. “Mi
          piace la Fata... bella Fata... ed anche il pranzo... ma adesso,
          piu’ il pranzo... Che fame vigliacca, Calo’”.

          Per la strada venimmo a sapere che il pranzo ce lo regalava la

          Regina Mafalda, sposa di Boris, Re della Bulgaria. “Allora e’
          piu’ che una fata! Una  Regina in  carne ed ossa.. Ma chi e’
          questa Mafalda?”. “E’ la figlia di Vittorio Emanuele terzo. Ma
          Gennari' tu sei ignorante per davvero”. “lo a scuola ci andavo
          poco dovevo andare a pescare. Ma oggi si mangia si mangia...
          evviva la Regina Mafalda!”. “Evviva…” grido’ la compagnia.

          La stanchezza era passata. Ci risentivamo vivi, liberi, eravamo
          invitati a pranzo pagato da una Regina. Chi piu’ ricco di noi!

          Beniamino il tenore della Scala intono’: “Va I'alpin sull'alte
          cime, canta e va lo sciator! Dorme sempre sulle cime, sogna
          mamma e il casolar…”.

          Cantavamo tutti. anche chi si reggeva il corpo e l’anima as-
          sieme con i denti stretti. Entrammo a Sofia. La gente si affac-
          ciava alle finestre, si scostava ai fianchi della strada per farci
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