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passare, ci salutavano, ci sorridevano, piu’ di uno, piangeva.
          Tanti  avevano  figli  e  mariti  nei  diversi  fronti  di  guerra  o
          prigionieri chi sa dove! Se non morti!

          Entrammo alla stazione. Si sciolsero le file e ci fu ordinato di
          metterci  in  ordine.  Verso  le  dodici  una  mezza  dozzina  di
          camion militari, con diverse cucine da campo, arrivarono.

          Profumo di grazia di Dio, e Gennarino canto’:  “Nu profurno
          fino fino…”.

          Fummo  messi  in  fila,  gavette  e  cucchiai  in  mano,  e
          ricevemmo  una  razione  abbondante  di  minestra  con  carne,
          pane  fresco  e  bianco,  formaggio,  una  cioccolata  e  un  pac-

          chetto di sigarette.
          Potete immaginare la nostra riconoscenza e gioia. Toccammo
          if  cielo  con  un  dito.  Qualcheduno  voleva  bene,  tra  tante

          crudelta’!

          Vidi che il nostro Beniamino,. si muoveva tra i gruppi. Venne
          anche  da  noi  e  ci  domando’  se  conoscevamo  il  canto  “Tu
          scendi  dalle  stclle...”.  Ci  disse  che  dopo  il  pranzo  sarebbe
          venuta la Regina per salutarci e le avremmo cantato canti di
          Natale. Si formo’ un gruppo di voci piu’ melodiose ed io, ci
          stetti  volentieri,  provammo.  Andava  bene;  la  massa  della
          truppa avrebbe seguito i solisti.


          Arrivarono tre auto di classe, bandiera Bulgara,avanti.  Scat-
          tammo sull'attenti in perfetto ordine. Scesero diversi ufficiali
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