Page 208 - Lezioni di Mitologia;
P. 208

196
                     E  il divin plettro del Licoreo nume.
                     Né più Teti nel mare ulula Achille,
                     Quando, Io Pean, Io Pean rimbomba        :
                     Le lacrime sospende,    e più non apre
                     La mesta bocca in miserabil atto
                     Niobe, che in Frigia sorge umida pietra,
                     E ognora attesta con immoto lutto
                     Di superbe parole alta vendetta.
                     Misero è ben chi cogli Dei contrasta:
                     Pugna col rege chi con dio combatte.
                     Apollo  il coro onorerà se canta
                      A senno suo: chi    al par di lui lo puote.
                      Che siede a destra del gran Giove, e vince
                      Con beata armonia le cure eterne,
                      E crebbe invidia ai gigantei trionfi ?
                      Né un giorno solo regnerà nel canto
                      Febo che d'inni è colmo   :  il dir sue lodi
                      E lieve. Apollo aurea ha la veste, e d'oro
                      Tien pur   la lira, la faretra e Tarco,
                      I coturni e la fibbia. E chi più ricco
                      E dello dio ? Per me Delfo lo dica    :
                      Decoro è in lui di gioventude eterna,
                      E neppur l'ombra    di lanugin prima
                      Oltrasf^io fece al delicato volto  :
                      Non adipe ha la chioma. Olj odorati
                      Stilla, e la stessa panacea. Beata
                      È la città che tal rugiada asperge.
                   Salvo sia tutto  :  in varie arti maestro
                      E nume: impera alla faretra,     al canto,
                      E  il poeta e l'arcier ama, e   le  sorti.
                      Le mediche insegnò cure, e di morte
   203   204   205   206   207   208   209   210   211   212   213