Page 204 - Lezioni di Mitologia;
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               fiume  Peneo  , emula di Diana nella castità    e nei
               comuni studj.
                 Non giovarono a Febo le preghiere, le promesse
               per fermare   il  timido corso della giovinetta  , cui
               la fuga accresceva   bellezza. Ali dava la speranza
               al primo  ;  il timore alla seconda, cui l'implorata di-
               vinità paterna salvò  il pudore , mutandole forma :
               in fronde  i  crini, in rami crebbero  le braccia, che
               il dio intorno al collo sperava. Trionfò Apollo delli
               stessi suoi danni  , facendo a sé sacro   l' albero  in
               cui  si cangiò l'amata ninfa, che quindi divenne

                        « Onor d'imperadori e di poeti.   »
                 Misere pure furono    le amanti che a Febo non
               furono crudeli. Clizia  , volgendogli la faccia  , atte-
               sta ancora  il suo affanno. Cara gli era soprattutto
               quando amore lo prese di Leucotoe, ch'egli deluse
               nelle sembianze della genitrice. Le invidiò   gli am-
               plessi immortali la ninfa affannosa, diffamò la colpa
               di  lei, onde  il padre  spietato  sotterrò viva  la mi-
               sera, che  invano al consapevol nume tendeva le
               braccia.
                 Tentò Apollo   di richiamare  il calore nelle gelide
               membra. Si oppose    il Fato alle sue cure  ; onde cer-
               cando compensi al suo dolore    ,  convertì la giovi-
               netta in una verga   dell' incenso  odorato  , che sale
               alle sedi degli immortali.
                 Ma Clizia  , quantunque nell' amore avesse scusa
               il suo fallo, non gustò più la dolcezza dei baci   di-
               vini. Invano per nove giorni cogli sparsi capelli   si
               assise digiuna  sulla nuda terra, guardando     cogli
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