Page 203 - Lezioni di Mitologia;
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      re dell'acque, non fece piangere Apollo  i popoli per
      la colpa  del  re  , ma  propizio  ai  Troiani  diresse
      l'arco di Paride contro   Achille  ,  di  lui solamente
      minore. Egli  , che al dire di Orazio  , del  mentito
      destriero col  timido inganno non avrebbe vinto     i
      Troiani in misera gioia immersi, ma spenti     i  figli
      nascosi ancora nelle viscere materne, cadde, benché
      figlio di dea  ,  e  il collo superbo bruttò nella  pol-
      vere troiana. Così ritardò  i  fatti  troiani  il nume  ,
      che in altre opere servili domò la divina alterezza
      perchè fu aiutatore di Alcatoo per edificare    l' ine-
      stricabile errore del  laberinto. Tale grido correva
      fra  i Megaresi, come Pausania nel suo Viaggio nel-
      VAttica fa testimonianza.
        Nel suo mortale pellegrinaggio cercò Apollo     l'o-
      blivione di tante cure, ed inventò la musica    ; sco-
      perta che da altre divinità   gli venne  contrastata.
      Infatti nella passata Lezione vi  feci osservare che
      questo ritrovato fu pure a Mercurio attribuito : con-
      ciliano alcuni questa difficoltà  , concedendo la lira
      al  figlio  di Maia, ad Apollo la cetra.
        Il nume non fu nell'amore felice, benché fra gli
      immortali bellissimo e ricco di tanti doni. Superbo
      pel vinto Pitone, vide Amore che torceva l'arco      ,
      e rampognò    il potente  fanciullo perché usurpava
      quell'armi stesse  ,  alle quali la  difficil vittoria do-
      veva sullo spazioso   serpente. Sdegnato  il  figlio di
      Venere volò sul Parnaso    , e due dardi   di diversa
      opera tolse dalla faretra. Col primo   , dorato e mi-
      nistro di amore,  ferì Apollo  ; col secondo, di piom-
      bo,  d'invincibil  odio cagione  , saettò la figlia  del
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