Page 230 - Lezioni di Mitologia;
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Campo largheggia, a cui le dure glebe
Frangono le confuse orme dei carri,
E dei corsieri le ferrate zampe.
Parte dei figli d'Anfion qui preme
Ai veloci cavalli il tergo ornato
Dalla porpora tiria, e regge briglie
Che l'oro aggrava. Era tra queste Ismene,
Primo dolor dell'infelice madre,
E certo giro al corridor prescrive
Col freno, e spuma la ribelle bocca.
Oimè, grida, nel petto il fìsso dardo
Brandisce, e manca nella destra il freno.
Dubita il corpo, e lento, lento cade.
Ode della faretra il fischio, e volge
Sipilo il freno, qual nocchier presago
Che scema ai venti con dimesse vele
Il furor, quando unica nube ingombra
Il cielo, e che la nera onda s'avventa:
Vana è la fuga: che il seguace dardo
Lo giunge, e passa la cervice, ed esce
Dalla gola col sangue. Egli già prono
Dai crini del corsier balza, e la terra
Bagna di sangue. Dell'avito nome
Tantalo erede, e il suo minor fratello
Fedirne, prova di novelle forze
Facean nella palestra, e petto a petto
Con stretto nodo opposto era e congiunto,
Allor che uniti gli trafìsse il dardo.
Gemono insieme; ed ambo il duolo aggrava
Le curve membra; sopra il suol d'entrambi
L'ultimo errore dei natanti lumi