Page 228 - Lezioni di Mitologia;
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                    Che sopra   i delicati omeri ondeggia.
                    Fermasi, e volge alteramente intorno
                    I lumi, e grida: E qual furor, Tebani,
                    Gli uditi numi preferire a quelli
                    Cho sugli occhi vi stanno? a che     si adora
                    Sugli altari Latona, e senza incensi
                    E  il mio nume? Di me Tantalo è padre,
                    Che solo fra   i mortali un dì sedeva
                    Alle mense celesti: ed è sorella
                    Alle Pleiadi la madre, ed avo Atlante,
                    Quel potente che   il ciel sostiene e  i numi
                    Sull'eguale cervice, ed ho per avo
                    E per socero Giove:    il Frigio aspetta
                    I miei cenni tremante; a me di Cadmo
                    Serve là reggia, e Tebe, a cui le mura
                    Del marito la cetra unì: rimiro
                    Ampli tesori delle regie stanze
                    In ogni parte: a questo aggiungi un volto
                    Degno di diva, e sette   figli, e sette
                    Giovinette, che son di mille amanti
                    E speranza e sospiro. Ancor cercate
                    Cause alla mia superbia? A me Latona
                    Preporre osate, cui l'immensa terra
                    Un asilo negava allor che    il seno
                    La colpa le aggravò? la terra,    il cielo
                    E l'onda stessa le  si chiuse:  alfine
                    Dielle l'errante Delo instabil suolo.
                    Qui fu madre di due    figli, che sono
                    Settima parte della nostra prole.
                    Io son felice, e di fortuna rido
                    Le minacce: me fa copia sicura.
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