Page 231 - Lezioni di Mitologia;
P. 231
219
Cerca la luce, e fuggon l'alme insieme.
Alfenore li vede, e palma a palma
Battendo vola, onde alle fredde membra
Doni un amplesso: l'infelice cade
Nell'ufficio pietoso. Apollo il core
A lui trafìgge col fatato strale,
Che svelle e spiccia colla vita il sangue.
Damasittono intonso un colpo solo
Non uccise: ferita avea la gamba
Ove al ginocchio si congiunge: il ferro
Trarre volea; ma nell'incerto collo
Giunge saetta, la rimbalza il sangue.
Che schizzando rosseggia, e l'aer stride.
Ultimo Ilioneo rivolge al cielo
Le braccia, invano supplicanti, e grida:
Perdono, o Numi (ahi non tutti dovea
Il misero pregar). Sentiva Apollo
Pietà; ma liberato era dall'arco
L'irrevocabil strale: entrò nel core
Poco, e causa di morte è breve piaga.
La fama e il pianto dei congiunti accusa
Tanta ruina alla fastosa madre,
Che tiene ira e stupor, perchè dei numi
L'oltraggiata ragione osi cotanto:
Che posto fine il padre avea col brando
Alla vita e al dolor. Quanto diverso
Era, Niobe infelice, il tuo sembiante!
Tu ma calcavi i rovesciati altari,
Abominio ai congiunti; or pianto avrai
Dalli stessi nemici: i freddi corpi
Abbraccia, sopra vi si stende, i baci