Page 479 - Lezioni di Mitologia;
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           Nel tempio accennato mantenevano       i Romani   il
         fuoco  sacro con  tanta  superstizione  ,  che veniva
         riguardato come pegno dell'impero del mondo. Pren-
         devano sinistro augurio se si estingueva, se si espia-
         va questa negligenza con cure e con inquietudini
         da non  dirsi. Non potevano più accenderlo con al-
         tro fuoco: bisognava, dice Plutarco, farne di nuovo,
         esponendo qualche materia atta a prender fuoco nel
         centro di un vaso concavo presentato al Sole. Ciò
         forse potrebbe  provare che    fin  d' allora erano gli
         specchi concavi   in uso.  Pesto però pretende, che
         questo nuovo fuoco   si facesse collo sfregamento di
         un legno , a ciò  atto  ,  forandolo. Lo rinnovavano
         ogni anno nel primo giorno     di Marzo ancora che
         non  si  estinguesse.  Il fuoco sacro  di Vesta non
         conservavasi solamente nei templi, ma ancora alla
         porta  di ogni casa   particolare, da che la parola
         vestibolo è derivata.
           Il tempio  di Vesta in Roma era aperto a tutti
         nel giorno  , ma non era permesso ad alcun uomo
         lo starvi di  notte, e nel giorno stesso  gli uomini
         non potevano entrare nell'interno. Vesta avea pure
         altari in molti templi della Grecia dedicati ad    al-
         tri Dei  , come in Delfo  , in Atene  , in Tenedo  , in
         Argo, in Efeso, in Mileto.
           Ecateo Milesio   nelle Genealogie dice che Vesta
         si figura in una donna sedente circondata da delle
         piante, e da ogni genere di animali, che l'accarezza.
         È chiaro che confonde Vesta colla Terra. Sopra una
         lampade   di bronzo del Museo Romano       si vede la
         dea che tiene una fiaccola accesa in forma di lancia
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