Page 475 - Lezioni di Mitologia;
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               Tutti discopre. Tanto era! Si toglie
               Dal stanco petto  il vorator grifagno
               E a lui non crescon le rapide fibre.
               Oblian le colpe, ed  il furor temuto
               UEumenidi, e d'un nappo      il vin spumante
               Bevon col crin feroce;   i serpi eterni
               Son miti; accendon con diverso lume
               La face, che nuzial teda diviene.
               Lachesi alcun stame non ruppe,     il sacro
               Canto dei cori non turbò la morte.
               Né morte errò sopra la terra    ;  i crini
               Incolti vela dell'algose canne
               Caronte, e sopra della nera barca
               Scorrea cantando   coll'inutil remo.
               D'Inferno  il Cielo  il proprio Espero lascia.
               Proserpina al nuzial letto è condotta,
               Ed ornata di stelle  il nero ammanto
               Pronuba notte   le sta presso, e tocca
               Le piume e unisce con perpetua pace
               Tutto  il creato. Godon l'ombre pie,
                                                       —
               E vigil canto nelle soglie echeggia:
                  Giuno nostra madre, o del Tonante
               E genero e fratel, sonni concordi
               Traete: unite con l'alterne braccia
               1 petti. Già nasce beata prole,
               E nuovi numi la Natura aspetta:
               Desiati nipoti a Cerer date.
                                 (Seguita nella Lezione vegnente).
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