Page 470 - Lezioni di Mitologia;
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Percote il nume con muggito orrendo.
Di Sicilia sonar gli antri: si scosse
La Liparea fucina, e lasciò l'opra
L'attonito Vulcan: cade al tremante
Ciclope il fulmin che prepara a Giove.
L'udì l'abitator dei ghiacci alpini,
Il Tebro di trionfi ancor non cinto.
Ma poiché vinta dalla man possente
I duri nodi la Trinacria sciolse,
E voragine immensa apriva in Cielo,
Appar subita tema, e mutan gli astri
L'antica strada: nel vietato flutto
L'Orsa si tinge, e la paura il carro
Precipita a Boote, inorridisce
Orione crudel, pallido Otranto
L'insolito nitrito ode; i cavalli,
Che caligine pasce, alzaro al Cielo
L'intente orecchie, e mordon fermi il freno;
Attoniti al miglior Cielo, l'obliquo
Timon volgeano nella patria notte,
Ma della sferza la percossa orrenda
Loro insegna a soffrire il Sole, e vanno
Rapidi più che rovinoso fiume;
Vincon del Parto la saetta, i venti,
II volo del pensier: spuma di sangue
Il freno, e tinge le fumanti arene.
Fuggon le ninfe, nel volante carro
Proserpina è rapita, e grida: O dee,
Aita; — e già la sua Gorgone svela
Pallade, e con il teso arco s'affretta
Diana: all'armi castità comune