Page 466 - Lezioni di Mitologia;
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                Nel terzo si facevano dei sacrifizii, s'immolava la
              triglia sacra a Cerere, la quale vietavasi di gustare
              agl'iniziati. Si aggiungeva alle libazioni l'orzo nato
              nel campo Rario, ed era sacrilegio   il gettare niente
              fuora.  Il sacerdote di Giunone non poteva gustare
              di veruna cosa, e quando    si solennizava la festa di
              Cerere chiudevasi il tempio della dea, come quello di
              Cerere quando era la festività di Giunone.
                Nel quarto giorno vi era la processione      del ca-
              lato,   canestro,  il quale  si portava  in un  carro
              tratto dai bovi. Alludeva   questo  rito  ai  fiori colti
              da Proserpina nei prati   siciliani, ed  al ratto di lei,
              cagione  di perpetuo dolore alla madre. Questo carro
              aveva le rote non coi raggi, ma timpanate, come
              spesso  si veggono nei monumenti antichi, e fra gli
              altri in una pompa Bacchica espressa in un basso
              rilievo pubblicato recentemente dal    celebre Zoega.
              Dopo questo, che lentamente procedeva, veniano le
              donne con le ceste mistiche di purpurea fascia cir-
              condate. Avean la forma di arca, e vi eran nascosi
              serpenti, piramidi, volumi di lane e melagrani, che
              vietarono a Proserpina di esser restituita a Cerere.
                Nel quinto giorno andavano gl'iniziati di ambi-
              due  i sessi portando  di notte con volto     truce le
              fiaccole, intorno alla grandezza   delle  quali  si ga-
              reggiava. Alludevano in ciò    al lungo errar di Ce-
              rere dopo avere accese le faci al monte Etneo.
                 Nel sesto giorno vi era la processione di Bacco,
              coronato  di mirto  e non  di edera, come con error
              manifesto  lo rappresenta Claudiano. Questo Bacco
              non era  il Tebano   figlio  di Giove e di Semele, ma
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