Page 190 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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•180     LEZIONE DODICESIMA.
        Mardonio, .«uo genero,  il comando d’una potente armala, per-
        clié invadesse la Grecia  jiassando per la Tracia. Lo avrebbe se-
        condato una  flotta navigando lungo lecoste. Mardonio, dunque,
        entrò nella Tracia, attraversò il fiume Strimonio,-e invasela Ma-
        cedonia. La flotta  s’ impadroni dcH’isola di Taso, ricca per le
        suo miniere d’ oro, c continuò poi per recarsi nel golfo Termai-
        co, co.steggiando  la penisola di Calcidica. Ma mentre girava  il
        capo  del monte  Atos che  s’ inalza come un masso granitico
        a Ì4 20 metri sul livello del mare, fu assalita da una burrasca
        cosi violenta, che la gettò contro la costa e cagionò la perdita di
        trecento navi e ventimila uomini. Non andaron meglio  le cose
        all’armata di terra  : giacché  i Brigi, tribù indiiwndente  , d’ori-
        gine tracia,  l’ assalirono improvvisamente di nottetempo. Un gran
        numero di soldati furono uccisi, e Mardonio stesso rimase ferito.
        .Se ne vendicò subito soggiogando  i Brigi ma era già troppo in-
                         ;
        debolito i>er poter continuare la .spedizione, e tornò vergognosa-
        mente in Asia cogli avanzi dell’ armala.
          Dario ina.sprilo di ciò e stimolalo vivamente alla vendetta
        dal traditore Ippia  , ordinò che si preparasse un esercito più for-
        midabile i)er rinnovare  la spedizione con miglior esito. Intanto
        mandò degli ambasciatori nella Grecia che in suo nome chiedes-
        sero ai i>opoli l’omaggio della terra e dell’acqua. Molte città del
        continente e la più parte dell’ isole, fra lo quali Egina, soddisfe-
        cero al comando del re persiano. Ma non cosi Sparta e Atene,
        che anzi, in onta al diritto delle genti, uccisero gli ambasciatori  ;
        questa, gettandoli nel baratro dove si soleva precipitare  i mal-
           , quella, in un pozzo, dicendoli per scherno che
        fattori                  pren-
        dessero  li dentro la terra e  l’ acqua che domandavano.
          In una precedente lezione abbiamo detto che gli Eginesi,
        avendo abbracciato la causa dei Tebani che erano in guerra con
        Atene, fecero un’invasione nell’ Attica. Quest’insulto, gli Ate-
        niesi non lo punirono, [irima perché distratti altrove dalla mi-
        naccia della restaurazione d’ Ippia, poi per la loro infelice spe-
        dizione nell’ Ionia. Ma quando Egina ebbe acconsentito di fare
        atto di sudditanza al gran re, s’ affrettarono ad accusare a Sparta
        quell’isola come traditrice della libertà della Grecia. Il re Cleo-
        mene,  colla  solita sua violenza che  jier lo più non riusciva a
        quel eh’ o’ voleva, si mosse subito contro Egina per arrestar co-
        loro che avevano avuto parte principale all’atto vilissimo. L’im-
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