Page 252 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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^242           LEZIONE QUINDICESIMA.
           Sparta, amica di questi, iposse agli usurpatori una guerra che
           chiamò sacra, è restituì  a’ suoi protetti  i loro privilegi. Anche
           Atene allora  si move, e ritoglie ai Delfi la disputata soprinten-
           denza per renderla  ai Focidesi. Intanto l’ateniese Tolmide la
           rompe coi Beoti: ma dopo aver riportato qualche vantaggio, è*
           battuto pienamente o ucciso a Coronea. Questa  disfatta è se-*
           gnale d’ insurrezione pei popoli malcontenti della dipendenza da
           Atene. Si rivolta l’Eubea: si rivoltano  i Megaresi che ammettono
           nella loro città una guarnigione di opliti venuti da Corinto, Si-
           cione ed Epidauro  ; e  il giovane re di Sparta, Plistonatte, invade
           r Attica con un’ armata di Lacedemoni e d’ altri Peloponnesìaci,
           e devasta  il territorio d’ Eieusi. Ma poi  si ritirò senza combat-
           tere  : per cui fu accusato a Sparta d’ essersi lasciato corrompere
           dal nemico. Allora gli Ateniesi, liberati da  lui, passano in Eu-
           bea sotto  il comando di Pericle, e la soggiogano completamente.
               Poco dopo, sul principio del 4io, fu concluso una tregua
           di trentanni fra Atene da una parte, e Sparta* e  i suoi^ alleati
           dall’altra. Per quel trattato, Atene abbandonava Nisea, Pega,
           l’Acaia e Trezene  ; qualunque possesso insomrna e ingerenza
           nel Peloponneso. Anche Megara, contro la quale gli Ateniesi co-
           minciarono ad avere un odio mortale, veniva a esser compresa
           col suo territorio e  i suoi due porti fra  i Peloponnesiaci alleati
           di Sparta. Era dunque un trattato sfavorevole ad Atene, ma non
           per questo disonorevole, perché la conservava l’Eubea ed Egi-
           na, non che  il capitanato della confederazione ionica. Pure non
           si sarebbe forse concluso se Pericle, che aveva già molta auto-
           rità, non avesse creduto che  la pace era necessaria per venire
           a capo de’ suoi generosi disegni.
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