Page 281 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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            CUI.TURA AL TEMPO DI PERICLE.  271
     il quale  , uomo abominevole e disprezzato com’ era per la sua
     condotta privata, alla tribuna, per  dir cosi  , si trasformava, e
     colla sua perizia oratoria faceva dimenticare tutti  i suoi falli.
      ^  In mezzo a quel movimento incessante, in mezzo a quella
     vita tanto animata  si vedeva andare  fra  i  cittadini un uomo
             ,
     mal .servito dalla natura, col naso schiacciato e volto all’ insù,
     colle labbra grosse  , cogli occhi sporgenti  all’ infuori  , col collo
     largo e tozzo, colla pancia prominente. Ma quanto era brutto
     il suo  aspetto, tanto era bello l’animo suo e profondo e  illu-
     minato  il suo genio. Gli era Socrate, nato nel 470, dallo scul-
     tore Sofronisco e dalla levatrice Fenarete. Nella prima sua gio-
     ventù attese anche lui alla scultura  ; e Pausania dice  ’  che,  al
     suo tempo, si vedeva ancora di lui nella cittadella d’ Atene, una
     statua di Mercurio^e un gruppo rappresentante  le Grazie. Ma
     sebbene la natura non gli fosse stata punto avara delle qualità
     che costituiscono  il grand’artista, e’ volle presto abbandonare lo
     scalpello per dedicarsi invece allo studio della sapienza, e com-
     batter poi  i pregiudizi che erano  in voga, massime per opera
     dei sofisti. Era questa per lui una vocazione irresistibile: aveva
     una ferma persuasione  religiosa  d’ esserci indotto dagli Dei, e
     specialmente da un suo proprio demone o genio da cui credeva
     d’ essere frequentemente ispirato. Avendo letto nel frontone del
     tempio di Delfo  l’ immortai sentenza Conosci te  stesso,  si pro-
     pose di farne la base de’ suoi studi filosofici ; e lasciando le ri-
     cerche speculative intorno  all’origine del mondo,  alla natura
     degli elementi e simili,  si propose di meditare scrupolosamente
     sopra  i nostri doveri. Cosi  , per lui la morale era  il fondamento
           , la pratica doveva essere
     della filosofia  il sostegno dei principii
     scientifici, e per trovar questi  , bastava  il bon senso, bastava in-
     vestigare nella propria coscienza. Perchè credeva  Socrate che
     r anima umana fosse creata bell’ e fornita di tutte le idee, e che
     in essa fossero naturalmente iscritte le leggi del vero, del bone
     e del bello  ; era dunque opera sola dell’ uomo  il ricercare  , o
     dirò meglio,  il leggere nel libro dell’anima. Cosi fece lui per sè
     sfesso ;  cosi fece cogli altri quando volle illuminare la loro ra-
                 ,
     gione, correggerli  dei loro errori, .sollevarli a pensieri più no-
     bili e santi.
        * Lib. I.
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