Page 284 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
P. 284

,
        274     LEZIONE DICIASSETTESIMA.
        sagora , se della loro filoso6a non se ne fosse fatto qualche cenno
        in altra lezione. Né  1’ uno nè  1’ altro era Ateniese, ma tutt’e due
        professarono la loro scienza per molti anni in Atene  : in Atene
        che era, come  s’ è potuto vedere, doventata  la capitale del-
        r intelligenza.
          Tanta grandezza di quella fortunata città, era ben difficile
        che non dostas.se invidia contro chi ne rifletteva in maggior co-
        pia d’ ogni altro greco. Si cominciò quindi a far guerra a Peri-
        cle per vedere di togliergli o almeno di diminuirne  il potere e
        la fama. Ma innanzi di movergliela direttamente bisognava pre-
        disporre in qualche modo  il pojiolo  , e però  gl’ invidiosi rivol-
        sero prima le loro persecuzioni contro gli amici di lui. Un certo
        Menone, uno degli operai di Fidia, subornato da quei maligni,
        si presentò in aspetto di supplichevole in piazza; e chiesta e ot-
        tenuta r impunità per quello che avrebbe detto, accusò lo scul-
        tore d’ aver derubato una parte  dell’ oro che gli era stato con-
        segnato per la statua di Minerva. Se l’accusa fosse stata provata,
        ne avrebbero tirata la conseguenza che avesse partecipato alla
        frode anche Pericle, in grazia del quale aveva Fidia la direzione
        di tutti  i lavori pubblici. Per bona ventura Pericle stesso aveva
        consigliato Fidia a ornar di quell’ oro la statua in modo che si
        potesse levare  , quando che fosse , senza punto nocere alla me-
        desima. Forse perchè aveva già prevLsto la probabilità d’un’ac-
        cusa simile  , o  forse  perché pensava  al  caso che  quell’ oro
        avrebbe potuto essere utile qualche  volta alla patria in circo-
        stanze  difficili. Comunque sia,  fu  facile  dimostrare  la falsità
        dell’ accusa. Fallita questa, ne fu prodotta subito un’altra: fu
        notato che sullo scudo della dea, su cui era scolpita la guerra
        dell’ Amazzoni, Fidia aveva effigiato sé stesso sotto la figura d’ un
        vecchio calvo che alzava una grossa pietra, e anche Pericle in
        atto  di combattere contro un’ Amazzone.  Nell' idee  religiose
        d’ allora, mettere  il ritratto di un individuo vivente in un luogo
        sacro 0 su un oggetto  del  culto pubblico era considerato un
        sacrilegio. Fidia dunque  fii citato in giudizio e condannato alla
        carcere dove mori  : secondo alcuni di malattia  ; secondo altri
        di veleno somministratogli  da’ suoi avversari che miravano a
        farne ricadere la colpa su Pericle.
          1 nemici di questo presero animo e rivolsero  il loro odio
        contro uno de’ suoi più cari amici e maestri , Anassagora. L’ac-
   279   280   281   282   283   284   285   286   287   288   289