Page 389 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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CATTATO D’ ANTALCIDA. 379
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I
tra città greca e colonia di Sinope. Ci stettero dieci giorni , e ci
fecero l’enumerazione degli opliti. Di più che i0,000, non ne re-
stava che 8600 : i nemici, la neve, ló malattie, avevan fatto pe-
rire gli altri. Partiti da Ceresunte, entrarono nel territorio dei
Mosinechi, e disfecero in un combattimento molti di questi bar-
bari che gli avevano assaliti. Quindi arrivarono a Cotiora, altra
colonia di Sinope; o di li, ottenute dello navi, si recarono, per
mare, a Sinope stessa. Tu questa città furon raggiunti da Chiri-
sofo che da Anassibio non aveva ottenuto nulla. Da Sinope an-
darono , parimente per mare, a Eraclea, colonia di Megara. Al-
lora ripresero. la via di terra e attraversarono la Bitinia, danneg-
giati molto cosi dagl’indigeni che dalla cavalleria di Farnabazo
venuta in soccorso di questi. Finalmente poterono arrivare a Cri-
sopoli , precisamente dirimpetto a Bisanzio come lo é ora Scu-
tari a Costantinopoli. Farnabazo allora, temendo che i Greci gli
portassero guerra nella sua satrapi a, mandò a pregare, con pro-
messe di ricompensarlo, Anassibio, perchè gli tragittasse in Eu-
ropa. E Anassibio lo fece. Entrati in terra europea, si messero al
servizio di Seute, principe della Tracia.
Qui terminò la ritirata dei Diecimila. Fra l’ andata e il ri-
torno avevan percorso 3’4,6o0 stadi (5800 chilom.) in 215 tappe,
nello spazio di 15 mesi. Ciro, arringando i Greci prima della
battaglia di Cunassa, aveva detto : « L’armata del re è nume-
» rosa, e yiene all’ attacco mandando delle alte grida: se voi so-
» stenete questa vana pompa, voi vedrete (ne arrossisco al solo
» pensarci) che razza d’ uomini produce questo paese. » * La bat-
taglia infatti dimostrò che i generali e i soldati persiani non ave-
vano nè capacità nè valore da stare a fronte a un corpo di Greci
disciplinati, sebbene immensamente più piccolo dell’armata di
quelli, e posto in condizioni svantaggiosissime. La ritirata ne fu
una più evidente conferma ; non riuscendo ai barbari di tagliare
nè i viveri nè le strade ai Greci che pure doverono attraversare
tanti monti e tanti fiumi. Questa convinzione della somma debo-
lezza dell’ impero si radicò fin d’ allora nei capi politici e mili-
tari della Grecia. Era una lezione di cui vedremo approfittarne
Agesilao, Filippo e Alessandro.
E tornando ora a Sparta, in che modo quell’ orgogliosa
città usava della vittoria che aveva messo a’ suoi piedi tutta la
* Senof. ) Ànab. ,1,7.