Page 384 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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374     LEZIONE VENTITREESIMA.
         marcia, per le malattie o per le diserzioni. L’armala d’Artaser-
         se, secondo  i rapporti dei disertori, contava 1,200,000 uomini^
         200 carri, o 6000 cavalli comandati da Artagerse.  I comandanti
         principali di quest’ armata eran quattro., fra  i quali Tisaferne e
         Abrocoma. Ma questo arrivò cinque giorni dopo la battaglia  :
         per cui  alla battaglia non ci  si trovarono che 900,000 uomini
         e l.aO carri, oltre  i cavalli.
           «  S’ era  sul mezzogiorno, e  i nemici non comparivano:
         » ma dopo che  il sole cominciò a declinate, si scòrse un polve-
         » rio, come una nuvola bianca, che in poco tempo prese un co-
         » lore più scuro e copri la pianura. Quando furono più vicini,
         »  si vedde risplendere  il ferro, e apparvero distinte le file e le
         » schiere. Avevano alla sinistra un corpo di cavalleria armata di
         » corazze bianche, e comandato, si diceva, da Tisaferne. Era
         » seguito da gerrofori e da opliti armati di scudi di legno che
         »  gli coprivano fino ai piedi  : si diceva che fossero egiziani. Poi
         » ne veniva dell’altra cavalleria e degli altri arcieri, distribuiti
         »  tutti per nazione, e ogni nazione marciava incolonna serrata.
         » Innanzi a loro, a molla distanza l’uno dall’altro, c’era dei
         » carri armati  di  falci. Le  falci erano attaccate  alla sala  e
         » s’estendevano obliquamente a destra e a sinistra; altre, sotto
         »  il sedile del guidatore, s’ inclinavano verso la terra  , in modo
         » da tagliare tutto ciò che incontravano. La loro intenzione era
         » di precipitarsi sulle schiero dei Greci e tagliarli., Ciro aveTO
         » già esortato  i Greci a non si spaventare sentendo lo grida dei
         » barbari. Ma al contrario di quel che s’ aspettava, s’avanzarono
         » questi in un profondo silenzio, freddamente, e con un passo
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           » Non  c’ era più di tre o quattro stadi di distanza fra le
         » due armate, quando  i Greci intonarono il peana, e si mossero
         » contro  i nemici. Una parte della linea s’avanzava coU’impe-
         » tuosità dell’ onde in burrasca':  i rimasti indietro si affrettavano
         » ad allinearsi; e tutti insieme, invocando ad alta voce Marte
         » Enialio,  si danno alla corsa. Battevano insieme Paste e gli
         n scudi per impaurire  i cavalli. Non erano ancora a tiro di strale,
         » che  i barbari voltano  indietro  i cavalli e fuggono. Allora  i
         » Greci  gl’ inseguirono con tutta la forza esortandosi scambie-
         » volmente a non disordinarsi correndo. Quanto  ai carri dei
         » barbari, essendo abbandonati dai guidatori, alcuni erano tras-
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