Page 380 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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       370      LEZIONE VENTIDUESIMA.
       della nave che ogni anno era mandala da Alene a Deio  jier uu
                               ,
       solenne sacrifizio.. Dal momenlo della sua partenza fino a quello
       del suo rilornft era vietata dalle  leggi  l’ esecuzione  delle sen-
       tenze di morte. Socrate dunque rimase trenta giorni in prigione;
       e gli passò parlando continuamente co’ suoi amici delle sue dot-
       trine Olosoficlie, 0 dando a loro gli ultimi suoi precetti. Il giorno
       innanzi che tornasse  la nave, Crilone, uno de’ suoi discepoli,
       l’esortò vivamente a fuggire nella Tessaglia  ; ché lui glien’aveva
       procuralo  i mezzi. Ma Socrate, sempre uguale a sé stesso, rifiutò
       protestando che non vpleva disonorare  la sua vecchiaia col vio-
       lare, per la prima volta in vita sua  ,  i decreti della patria. Ve-
       nuto dunque  il giorno fatale, e’ lo consacrò lutto quanto a quella
       sublime trattazione dell’immortalità dell’anima,  tramandataci
       da Platone nel dialogo intitolalo Fedone: immortalità che Socrate
       credeva fermamente, sebbene dinanzi ai giudici  l’ avesse messa
       in dubbio. Sull’ora del tramonto, gli fu porla  la  cicuta; e la
       bevve con fermezza e serenità, mentre  i suoi amici presenti e  il
       carceriere stesso piangevano. Quando  il freddo della morte gli
       ebbe invaso le membra e si senti vicino a esalar lo spirilo: « O
       » Critone » disse  « siamo debitori d’un gallo a Esculapio; non
        ti scordare        Il sacrifizio d’un
       »     di  soddisfar questo debito. »  ‘
       gallo, lo solevan  fare a Esculapio quelli che guarivano da una
       malattia pericolosa. Socrate dunque voleva esprimere colla sua
       solita ironia eh’ e’ considerava la vita come una malattia e voleva
       ' ringraziare  il dio d’ esserne uscito. Alcuni momenti do{X) spirò.
       Correva  l’ anno 399 quando quel giusto fu .sottoposto alla morte
       dei traditori.
          1 discepoli di Socrate, temendo di dover cadere anche loro
       vittime dell’intolleranza che aveva colpito  il maestro,  si riti-
       rarono in varie città e .servirono cosi a maggiormente diffondere
       le sue dottrine. Ne nacque invero molti e «variati sistemi  : ma
       ebbero tutti evidente origine dalla dottrina  di Socrate. Da lui
       dunque bisogna dire che ricevè impulso tutto  il movimento filo-
       sofico  del mondo  civile, finacchè  il  Cristianesimo  non portò
       un’altra luce, la vera luce, e mostrò alle menti umane la via
       da seguire, chi voglia (jossédere la verità e la vita.
          I Platone, Fedone ^ 66.
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