Page 375 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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          I TRENTA TIRANNI. MORTE DI SOCRATE.  365
        Fid.  E pur per Giove vi farò conoscere  *
           Che con ragione io vi doveva battere.
        Sire,  Pessimo rib.ildone  ; e come trovasi
           Un  , che batta a ragion suo padre?
        Fid.           Io voglio
           Or provarlo  , e convincervi.
        Str$.        Convincere  -
           Tu me vorrai?
        Fid.    E ancor con modo facile
      •    E chiaro. Qual volete voi che adoperi
           De' modi’di parlar?
        Sire.     Quaimodi?
        Fid.          L'infimo,
           0 il parlar superiore?
        Sire.      Affé  , moltissimo
          Folle, mi costa averti fatto apprendere
           li vero a contradir, se al figlio lecito
           Tu proverai ch'e sia il padre battere.
       Qui  s’ intromette  il coro e chiede com’ è nata fra di loro
     questa lite. Strepsiade lo racconta  ; poi Fidippide passa a pro-
     vare  il suo assunto, che sia cosa lecita gastigare suo padre  :
           10 vi domanderò: qiiand’ero piccolo
                        ,
          Dite, non mi battevi?
        Sire       Senza dubbio:
           Perchè t’amava  , e perchè avea grandissima
           Cura e pensier di te.
       Jf'id.     Di grazia  , ditemi :
          0 che non è ragione, la pariglia
           Rendervi  , quand' anch' io v' amo  , e desidero
           11 vostro bene, tanto più che il battere
           Contrassegno è d' amor? Qual mai giustizia
           Dalle percosse esime e rende libero
           Voi  , e non me, se anch' io son nato libero
          Come nasceste voi? Or dunque debbono
          Sol piangere  i fanciulli, e non dee piangere
           Ancora il padre?
       Sire.     Ma perchè?
       Fid.          Comandano,
          Mi direte, le leggi, che si battano
                ; ed io contraddicendovi
          Solo i fanciulli
          Rispondo  :  i vecchi ben due volte tornano
          A dessero fanciulli, e più de' giovani
          Per questo appunto ragion vuol che piangano  ,
          Perchè  1’ errare a loro è meno lecito.
       Sire.  Eppur legge non v'è, che voglia ed ordini
          Che il padre soffi a una simile ingiuria.
       Fid.  Colui che fe tal legge, un uomo simile
          A voi e a me non era'? promulgandola
          Non persuase  i nostri antichi? or ditemi
          Perchè far nuova legge non sia lecito
          Ancora a me  , che  i figli possan rendere
          A’ padri loro le percosse? furono
          Queste pria di tal legge  , si condonino,
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