Page 377 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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               I TRENTA TIRANNI. MORTE DI SOCRATE.  367
      » Stente. »  ' Non ci sono, in questo passo,  i sentimenti cristiani
      deir onnipotenza, dell’onniscienza,  dell’ onnipresenza  e della
      provvidenza  di Dio? non erano credenze  affatto contrarie a
      quelle del popolo ? non era una guerra decisa al politeismo ?
          Se dunque a queste dottrine religiose aggiungete eh’ e’ s’ era
      mostrato ^empre desideroso d’ un governo aristocratico, né usava
      punti riguardi nel criticare  le istituzioni democratiche; se ag-
      giungete che rideva di quella, tanto cara alla moltitudine, di
      eleggere a sórte  i giudici e  i magistrati, dicendo spesso «essere
      » una stoltezza che una fava decidesse della scelta dei capi della
      » repubblica, mentre che non si tirava a sorte nè un piloto, nò
      » un architetto, nè un ffautista, né altri simili artisti; » * se ag-
      giungete che Alcibiade, suo discepolo, aveva tradito la patria ed
      era di un libertinaggio noto a tutti  ; che appartennero ai Trenta
      altri tre suoi discepoli, cioè Carmide, Teramene e Crizia, l’ul-
      timo dei quali sosteneva perdi più che la religione era un’inven-
      zione dei legislatori e, per conseguenza, variabile secondo l’esi-
      genze della politica  ; se Gnalmente pensate all’ odio che dovevaii
      portargli  i sofisti che screditava,  i poeti che derideva,  i demago-
      ghi che combatteva  i viziosi che riprovava; non vi farà mara-
                    ,
      Tiglia che tutti questi cospirassero di perderlo, e gli movessero
      r accusa di voler distruggere la religione dello stato, e di corrom-
      pere la gioventù. Conosciute le opinioni  di Socrate,  l’accusa,
      per quel cha riguarda la religione, era ella legale ? Lo era senza
      dubbio. Ma la legalità non è  la giustizia; e quell’intolleranza,
      riprovevole in tutti e sempre, non torna davvero a gloria del go-
      verno ateniese.
          1 suoi accusatori furono Melito, oscuro poeta, Anito, fau-
      tore ardente della democrazia, già perseguitato dai Trenta e con-
      tato fra  i restauratori della libertà, e Licone retore. Erano cosi
      rappresentate tutt’ e tre le classi odiatrici di Socrate. S’ istruì il
      processo, e  l’ accusato non se ne dava nessun pensiero  ; per cui
      Ermogene, suo amico, gli disse:  « Socrate, non sarebbe bene
      » che  tu  pensassi  alla  tua  apologia? — Cornei  non  ti pare
      » eh’ i’ me ne sia occupato  tutt’ intera la mia vita ? — E in che
      » modo ? — Non  facendo mai nessuna  ingiustizia  ; e questa
      i> credo che sia  la mia più bella difesa. — Ma non sai quante
          ^ Seoof . , Dei delti e dei falli memorabile di Sacrale >1,4,
          * Id.  , ibid. ,1,2.






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