Page 438 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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428     LEZIONE VENTISEESIMA.
       rifiuto del salario, a cui si sostituiva |)er Ischerno  i raggi solari,
       significhi dell’ imprese riuscitegli malamente : e che avendo Per-
       dicca ecclissato con quell’ imprese la gloria de’ suoi predecessori,
       fosse perù considerato, senza esserlo realmente, come  il primo
       fondatore della monarchia. Del resto,, bisogna confessare che sia-
       mo in una completa ignoranza.
         Anche dei cinque re che successero a Perdicca, Argeo, Fi-
       lippo, Eropo, Alceta e Aminta, non sene sa <}uasi nulla. Fra  le
       pochissime cose, si parla d’una guerra fra gl’ libri e  i Macedoni,
      , scoppiata dopo la morte di Filippo che aveva lasciato ancora in-
       fante  il suo figliolo Eropo. La mossero gl’ libri colla speranza di
       vincerla perchè  i loro nemici non avrebbero potuto esser capita-
       nati dal piccolo re. Ma  i Macedoni collocarono dietro le loro file
       la culla di lui; ed entusiasmati da quell'idea, dettero una solenne
       sconfitta agl’ libri.  •
         Soltanto verso  l’ epoca  delle guerre  persiane  cominciano
       a diradarsi le tenebre nella storia della Macedonia. A quell’epo-^
       ca,  la 9 ’ era notevolmente ingrandita: giacché a oriente s’era
       estesa al di là dell’ Assio dove occupava alcune forti posizioni; e
       dalla parte del mare, occupava le coste della Pieria fino alla foce
       dell’ Abammone.
         Sul finire del regno d’ Aminta, Dario re dei Persiani, per
       compensarsi delle perdite sofferte in una spedizione contro gli
       Sciti, ordinò al satrapo Megabazo di soggiogare' la Tracia e la
       Peonia. Megabazo lo fece; e mandò poi in Macedonia un’amba-
       sceria di sette persiani a domandare ad Aminta  il .solito omaggio
       della terra e dell’ acqua. Aminta acconsenti a farsi vassallo di
       Dario; e prima che gli ambasciatori ripartissero, gli volle tenere
       alla sua tavola. La sobrietà non era una virtù dei Persiani  :  i con-
       vitati s’ubriacarono; e fra per questo e per l’orgoglio in cui eran
       saliti in grazia della prontezza colla quale Aminta aveva fatto
       l’atto di .sottomissione, persero ogni rispetto alle leggi dell’ ospi-
       talità e della decenza. Era costume dei Macedoni, come dei Gre-
       ci, di non fare intervenire nella sala del festino le donne della
       famiglia. Ora quei Persiani costrinsero Aminta a farle chiamare,
       appunto in un momento che la prudenza avrebbe dovuto farle
       allontanare se, per caso, si fossero già trovate nella sala; e venute,
       gli ubriachi stranieri s’abbandonarono ad  atti oltremodo inso-
       lenti. 11 vecchio re dissimulò l’ira che queste co.se gli suscitarono
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