Page 466 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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       456  *  ^  LEZIONE VENTOtTBSIMA.
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       -glioli. La stessa fortuna l’ebbero  i sacerdoti,'! discendenti di
       Pindaro e altri pochissimi. Tutto  il resto furon venduti  all’ La-
                      .
       canto. Quanto alla città, fu distrutta fino alle fondamenta, a ec-
       cezione della casa del poeta caro ad Alessandro, e della Cadmea  .
       dove ci messe una guarnigione. Unitamente alla distruzione di
       Tebe, decretò la ricostruzione d’ Orcomene e di Platea  ; e queste
       due città distrutte da Tebe si ricostruirono probabilmente coi
       rottami di Tebe distrutta.
         L’ eccidio di Tebe spaventò tutte le città della Grecia che
       s’ affrettarono a esprimere al  re  i  loro sentimenti  d’ ossequio.
       Anche Atene mandò a questo scopo un’ambasceria; ma Ales-
       sandro chiese che gli fossero consegnati Demo.stene, Licurgo,
       Iperide e altri cinque o sei oratori. Focione esortava il popolo a
      .sacrificare quelle vittime illustri alla salute della patria  ; e diceva
       che se fosse stato anche lui fra i richiesti dal re, sarebbe subito an-
       dato spontaneamente. Demostene invece gli raccontava, al popolo,
       la favola del lupo che chiedeva alle pecore di consegnargli i cani
       da cui eran guardate, per poi divorarle. Gli Ateniesi non sape-
       vano cosa si fare  : nè volevano commettere la viltà di tradire
       al conquistatore quei distinti cittadini, né vedevano altro modo
       di salvar la città. Da quella incertezza gli trasse Demade, pro-
       ponendo un decreto con cui si negava di consegnar gli oratori ;
       ma si proponeva di sottoporli a un processo, e di  punirli, se
       colpevoli, a forma delle leggi d’ Atene. Andò poi da Alessandro
       per persuaderlo a contentarsene  ; e lui, sia che avesse già de-
       posto la collera, sia che volesse con un atto di clemenza dimi-
       nuire la trista impressione prodotta dalle crudeltà commesse a
       Tebe, sia che volesse affezionarsi  gli animi degli Ateniesi per
       averli fedeli seguaci nelle sue imprese dell’ Asia, accettò la pro-
       posta di Demade, e gli oratori furono salvi.
         Repressa cosi la ribellione nascente,  il re si portò a Corin-
       to  ; e convocatici  i rappresentanti di tutti gli stati della Grecia,
       si fece nominare capitano supremo dell’ armata dei Greci contro
       i Persiani. Ricevè intanto nella stessa città gli omaggi di parec-
       chi filosofi e altri illustri personaggi. Mentre questi venivano da
       luoghi lontani, Diogene di Sinope ma domiciliato a Corinto non
       gli si presentò. Alessandro risolvè d’ andare a visitarlo lui stesso.
       Lo trovò seduto per terra al sole, e gli domandò se potesse com-
       piacerlo in qualcosa  :  « Nel tirarti un poco da parte, rispose
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