Page 470 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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460           LEZIONE VENTOTTESIMA.
           e i loro figlioli da qualunque imposta.  « Quanto ai feriti, andò
            » a visitarli con molta premura, n’ esaminava le piaghe, doman-
            » dava a ciascuno in che modo era restato ferito, e lasciava che
            »  si Vantassero liberamente delle loro prove. Accordò pure gli
            » onori della sepoltura ai generali persiani, e anche ai Greci
           » loro mercenari che eran periti in battaglia ma quelli che fece
                                           :
            » prigionieri, gli mandò incatenati in Macedonia per restarci
            » schiavi, perchè avevan combattuto insieme coi barbari contÌH)
            »  i Greci, infrangendo le leggi della patria. Mandò poi ad Atene
           » trecento trofei tolti ai Persiani per esser consacrati nel tempio
           » di Minerva, con quest’ iscrizione  : Alessandro figliolo di Filippo
            nei Greci j a eccezione dei Lacedemoni, tolsero queste spoglie cU
           » barbari delV Asia, » ^ Cosi mostrava alla Grecia di non voler
           vincere soltanto per sè, e pungeva l’orgoglio degli Spartani che
           non avevan mandato nemmeno  i loro rappresentanti al congresso
           di Corinto, dichiarando che  i loro antichi eran soliti di coman-
           dare agli altri e non d’ubbidire. A questa dichiarazione, Alessaa?*:
           dro aveva mostrato di non darle nessun peso.
               Riportata la vittoria del Cranico, Alessandro continuò sa-
           bito la sua marcia che ben può dirsi trionfale. Ricevè la sotto-
           missione di Sardi in cui ripristinò le sue antiche leggi. Entrò
           poi in Efeso dove fece dono al tempio di Diana, che si stava ri-
           costruendo, del tributo che gli Efesini pagavano ai barbari. Gli
           si dichiararono soggette le città dell’ Ionia e dell’ Eolia  ; e dap-
           pertutto condonava  i tributi che pagavano fin allora al gran re,
           e ristabiliva la democrazia  : savia politica che Napoleone ebbe
           ih torto di non imitai:e verso la Polonia. Seguitando lungo la co-
           sta arrivò a'Mileto. Questa città gli oppose resistenza, ma  la
           prese per assalto in brevissimo tempo. Di  li passò nella Caria,
           risoluto d’impadronirsi d’ Alicarnasso dove s’era ritirato Men-
           none coi pochi superstiti alla battaglia. E’ si difese con quanta
           più ostinatezza potè; e come si vedde costretto a cedere, appiccò
           il foco alla città. Questo prode generale, lasciata Alicarnasso,
           montò la flotta persiana coll* ardito disegno d’ impossessarsi del-
           Pisele del mare Egeo, recarsi a promovere una ribellione in
           Grecia, e portar poi la guerra nella Macedonia medesima. S’im-
           possessò infatti di Coo e d’ una parte di Lesbo ma mori di ma-
                                            ;
               * Àrriano^ I, !6
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