Page 477 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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ALESSANDRO MAGNO.  467
   di venerare le divinità proprie dei medesimi e coi  riti propri.
   La sua fede religiosa è molto incerta, e forse non ne aveva nes-
   suna  : forse  il culto che prestava a tutti  gli Dei non era che un
   culto reso alla sua ambizione la quale veniva sempre più sod-
   disfatta dall’amore e dalla stima dei popoli che  lo vedevano
   adoratore delle loro divinità. A Tiro, abbiamo detto che sacri-
   ficò a Ercole; recandosi in Egitto, aveva un po’ deviato per an-
   dare a Gerusalemme a rendere omaggio al sommo  pontefice
   Gaddo  ; in Egitto poi sacrificò al bue Api  ; e attraversando  il de-
   serto, andò al tempio di Giove Ammone, dove il decano dei sa-
   cerdoti lo intitolò figliolo di Giove.
     Ottenuta allora questa apoteosi  ; ricevuta la notizia che  le
   disposizioni della Grecia erano più favorevoli a lui  ; vedendosi
   già padrone sicuro d’ una metà dell’impero di Dario,  si decide
   a levargli l’altra metà. Affida a due satrapi egiziani l’ammini-
   strazione civile dell’ Egitto  ; lascia però dei .Macedoni al comando
   delle forzo militari  ; e parto da Menfi per la Fenicia nella prima-
   vera del 331. Dalla Fenicia passa nella Cclesiria  : di qui, nella
    Wesopotamia  ; e attraversato  il Tigri, incontra nella vasta pia-
    nura di Gaugamele, non molto distante da Arbella, l’armata di
    Dario. L’aveva, di fanteria, 1,000,000 d’uomini secondo Arria-
    no,'  800,000 secondo Diodoro;* e  di cavalleria  40,000  se-
    condo quello, 200,000 secondo questo. Si può dunque dire che
    la fosse composta, in tutto, d’ un milione d’uomini. L’armata
    d’ Alessandro, che aveva ricevuto dei rinforzi, contava 40,000 pe-
    doni e 7000 cavalli.
      Parmenione proponeva d’attaccar battaglia di nottetempo,
    cogliendo all’impensata  i nemici. Ma Alessandro  rigettò quel
    consiglio come indegno di lui che diceva di voler guadagnare e
    non rubar  le vittorie  : lo rigettò anche come imprudente, per
    r inesperienza che avevan dei luoghi. Si détte dunque subito a
    fare  i preparativi per combattere il giorno dopo  ; o a motivo di
    quelli s’addormentò a notte tanto  inoltrata, che la mattina  si
    durò fatica a svegliarlo.
      Era il 2 d’ ottobre del 331 che si doveva decidere la sorte
    dell’ impero persiano. Le due armate vennero alle mani.  11 loro
    combattere fu di breve durata. L’impeto, l’entusiasmo,  la di-
      < ni. 8.
      * XVII, 53.
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