Page 528 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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518     LEZIONE TRENTADUESIMA.
        ospitale ci stette tredici anni. Sebbene dotato di molta facondia
        naturale, non s’occupò che poco, durante quel tempo, dell’arte
        dell’ eloquenza e degli  altri studi intellettuali. S’occupò invece
        mollissimo degli esercizi ginnastici; e atletico di statura com’era,
        mostrò in essi una vigoria senza pari. Univa alla forza, sebbene
        in minor grado,  l’ arte' militare e molta astuzia e molto amore
        agli strattagemmi e alle sorprese. Da gran cittadino e’ vagheggiò
        fin dalla primissima gioventù  il disegno di liberar dal tiranno la
        sua città; e arrivato ai vent’ anni, s’ adoperò presso Antigono, re
        di Macedonia, e presso Tolomeo Filadelfo, re d’Egitto, per ot-
        tenere  i soccorsi che erano necessari all’ effettuazione del suo di-
        segno. Lo suo premure furono inutili; e lui dunque decise di ten-
        tarlo a ogni modo colle sue sole forze.
          Si trovava allora Sidone sotto la tirannia di Nicocle. Avendo
        costui trapelato alcun che della trama di Arato, mandò ad Argo
        degli spioni, perchè, senza parere  il fatto loro, verificassero la
        cosa. Arato gli seppe dare astutamente  la polvere negli occhi.
        Appena informato della loro presenza in Argo-, e’ si fece vedere
        in piazza conversando spensieratamente co’ suoi amici  , mentre
        che  i suoi servi mettevano, direi quasi, sottosopra  la città per
        faro  i preparativi d’ una gran festa che  si doveva dare in casa
        sua. Gli spioni, ridendo della credulità sospettosa del tiranno,
        tornarono a Sicione per tranquillizzarlo, vista la vita scioperata
        e viziosa del figliolo di Clinia. Ma erano appena arrivati alla toro
        città, che anche Arato s’era mosso da Argo; e raggiunti dei sol-
        dati che lo stavano aspettando a un luogo fissato, n’eccita ileo-
        raggio e gli conduce direttamente a Sicione, sotto la, quale si dà
        cura d’ arrivarci dopo tramontata la luna. La scalata che biso-
        gnava dare alle mura, fu piena di trepidazione; prima, si met-
        tono ad  abbaiare  alcuni cani eh’ erano  nella casa d’un  or-
        tolano; poi, mentre  i primi montavano le scale, passarono e ri-
        passarono le guardie che si davano  il cambio, accompàgnate da
        molte fiaccole e sonando una campanella.  I montatori s’accocco-
        larono sullo scale, e le guardie non gli veddero. Allontanate que-
        ste, e’ continuarono a montare e scavalcarono  il muro. Mandarono
        allora ad avvertire Arato che tutto era andato bene: s’affrettasse
        a seguirli. Ma ecco che comincia ad abbaiare dalla torre vicina
       ^un grosso cane da caccia. La sentinella chiama ad alta voce
                                   il
                                il cane
        cacciatore e gli domanda se c’era qualcosa di novo, ché
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