Page 530 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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520  •  LKilO.NK TRENTADrESIMA.
        » ma miseria, e riacquistarono il jwssesso di quellecase e di quelle
        » terre che avevano prima d’andare in esilio. »' Per impedire poi
        che quelli che erano impoveriti irreparabilmente concepissero
        dell’odio contro gli altri, e quest’odio partorisse degli scompi-
        gli, andò Arato in Egitto a chiedere dei sussidi a Tolomeo; e
        n’ebbe 150 talenti che distribuì subito ai cittadini poveri. Quanto
        alla città, e’ capi bene che, sola, non avrebbe potuto sfuggire ad
        Antigono che  1’ agognava da tanto tempo. È per questo che la
       * fece entrare con tutto il suo territorio nella confederazione achea,
        la quale prese, fin d’ allora, un incremento notevole.
          Diciamo ora brevemente come quella confederazione fosse
        costituita.
          L’ autorità suprema risiedeva nell’ assemblea generale, alla
        quale avevano  il diritto d’ assisterci tutti  i cittadini di ciascuna
        città confederata che avessero l’età di treni’ anni. Si votava però
        per città non per teste: per cui bastava la presenza d’ un piccolo
        numero di cittadini di una data città, perché questa ci fosse rap-
        presentata e avesse un volo perfettamente uguale a quella che ci
        mandava un maggior numero di rappresentanti. Ordinariamente
        s’ adunava  l’ assemblea due volte  1’ anno  , al principio d’ estate e
        al principio d’inverno: straordinariamente, tutte le volte che si
        dovesse deliberare della pace o della guerra, della conclusione
        di qualche alleanza  , di qualunque affare molto importante. A ogni
        modo la non poteva trattare che le questioni proposte dai magi-
        strati  i quali le avevano già esaminate precedentemente. Il luogo
        di riunione variava: ma più spesso eraaEgio, in un bosco con-
        sacralo a Giove, presso il santuario di Cerere Panachea; giacché
        ogni confederazione, come ogni città, si metteva sotto la prote-
        zione di qualche divinità particolare.
          Alla testa di essa c’era uno stratego. Le sue incombenze
        erano di convocar l’assemblea, di presiederla, di custodire  il
        sigillo della confederazione, e, come indica  il nome, di capita-
        nare le forze militari. Al  di sotto  di  lui c’era un consiglio di
        dieci demiurgi e un segretario. C’era finalmente dei giudici per
        decidere le querele che nascessero fra le città confederate. Tutti
        questi magistrati erano eletti per un anno soltanto.
          Da quale .spirito la fosse animata, ce lo dice Polibio: « Molti
        X veramente avevano  tentato, nei tempi addietro, d’indurre a
          * Plut., Arato ^ 8  , 9.
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