Page 562 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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552  .  LEZIONE TRENTAQUATTRESIMA.  ‘
      spade ed elmi; più di  I4,0U0 corazze; un numero considere-
      vole di calapullc di tutte le forme possibili, e di proiettili d’ogni
       genero.
        Terminati che ebbe tutti questi preparativi, Dionigi orga-
       nizzò un esercito numeroso composto di Siciliani e di merce-
       nari, massime della Lacouia. Quindi, nel 397, mandò a Carta-
       gine a chiedere che lasciasse libere tutte le città greche; e poco
       dopo, marcia sul monte Erice; assedia e soggioga, benché gli
       resistesse energicamente, la città di Motia, situata sulla punta
       più occidentale dell’isola; ottiene la sottomissione dei Sicani,
       e cinque solo città, cioè Entella, Panormo, Egesta, Aliceo, So-
       Ipnte, restano fedeli ai Cartaginesi. Ma mentre gli volgevano cosi
       prosperi  i principii  dèlia guerra, ecco  il cartaginese Imilcone
       con più di 300,000 uomini e 400 navi. Senza occuparsi di Dio-
       nigi,  e’ porta subito, destramente, la guerra sulla costa orien-
       tale  dell’isola; distrugge Messina, vince una battaglia navale,
       ed entra nel porto stesso di Siracusa. Ma anche questa volta
       una peste terribile invade la sua armata; peste che  i Siracusani
       attribuivano ai sacrilegi d’ Imilcone,  il quale, essendo sbarcato,
       aveva fortificato  il suo campo colle pietre dei sepolcri e alzato
       la sua tenda nel tempio di Giove. Dionigi, che era venuto alla
       sua capitale, s’approfitta dell’imbarazzo in cui  si trovavano  i
       nemici a motivo della peste, e della fiducia che avevano  i suoi
       nella protezione degli Dei  ; e gli attacca per mare e per terra.
       La sua vittoria fu tale, che Imilcone chiese di venire a patti, e
       cosi ebbe  fine,  nel 392, quella guerra. Dionigi  lasciò partire
       liberamente  i Cartaginesi che erano diminuiti di cencinquanta-
       mila, a condizione che gli sborsassero trecento talenti e gli ce-
       dessero Taormina che era stata fondata da loro.  Il tiranno ci
       collocò  i suoi più fedeli mercenari.
         Fatta la pace coi barbari, volse le sue armi contro la Magna
       Grecia. Aveva tre motivi di vendicarsi di Reggio: prima, per
       quella truppa che gli aveva spedito contro a Messina; poi, per-
       ché avendo inviato alcuni in quella città a scegliergli una sposa,
       i Reggesi gli avevano mandato la  figliola del boia, alludendo
       cosi a molti suoi atti sanguinosamente dispotici; finalmente per-
       chè quella città era doventata  l’ asilo di tutti gli esiliati da Sira-
      , cusa. Fu dunque assediata da Dionigi nel 387, e dopo undici
                          Il tiranno assog-
       mesi di resistenza fu costretta ad arrendersi.
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