Page 99 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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         SPARTA FTXO AELE eUERRE PERSIANBì  89
   meriti nel far bon uso della frode ugualmente che della fòrza ?
    Com’ era possibile che' non desiderassero e cogliessero ogni occa-
   siono di guerra i re che avevano, in campo, molti più poteri che
   nella città? che non la desiderassero gli Spartani  le occupasioni
   dei quali, in tempo di guerra, erano meno dure, e pei quali, soli'
                                .
   fra tutti gli uomini, la guerra era un riposo dagli esercizi guer-
    reschi^ ‘ Avvenne dunqne che uscissero subito in campo contro
   ai loro vicini, specialmente gli Argivi e gli Arcadi. Queste guer-
   re, le continuarono per parecchie generazioni ma quanto ai re-
                       ;
   sultati, le non furono di punta importanza. Le passeremo quindi
   sotto silenzio, e verremo addirittura a quelle Messeniche, che
   sono molto più memorabili.
      Fra gli abitanti di Sparta e quelli della Messenia c’era co-
   munanza d’origine, perchè Dori si gli uni che gli altri. Eppure
   quei due popoli si portavano reciprocamente un astio non punto
   fraterno, che cresceva col tempo, e mostrava di volere scoppiare
   in violenze alla prima occasione. La ragione di quell’ astio non è
   conosciuta. Forse  i Dori di Sparta invidiavano  i Dori della Mes-
   senia perchè avessero occupato una provincia più  bella e più
   fertile  della loro  ;  forse  i ..secondi invidiavano  i primi perché
   avessero occupato una provincia più vasta; forse non era per
   altro che per la notevole differenza dei loro governi, e dei loro
   rapporti cogli Achei sottomessi. Ma per là leggenda ci è voluto
   qualcosa di più. Essa dunque racconta che quando gli Eraclidi
   vennero allo spartimento dei paesi conquistali, Cresfonte chiese
    per sé la Messenia ; a questa domanda non si opponeva Temene,
   che aveva già occupato  1’ Argolide col consenso di tutti: s’oppose
    Densi Tera, tutore d’ Euristene e di Prode  ; e si dovè far deci-
   dere la cosa alla sorte, sotto  il giudizio di Temene. Si convenne
   che questo avrebbe gettalo in un vaso pieno d’ acqua due palle,
   una per Cresfonte e  l’ altra pei figli d’ Aristodemo  ; e che avrebbe
   avuto il diritto di scegliere fra  i due paesi in questione, quello
   la di cui palla fosse venuta a galla la prima. Ma Temene, in-
   dotto da Cresfonte, usò una frode  : la palla di questo, la fece di
   terra cotta al foco  ; l’altra, di terra seccala al sole. Avvenne cosi
   che la seconda si sciolse nell’ acqua, e apparve a galla quell’ al-
   tra. Questa frode, tramandata via via nella memoria dei posteri,
   era la ragione, secondo Pausania, dell’odio degli Spartani con-
      < Id. ibid. 22.
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