Page 4 - giornale fim 2 edizione
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                   L’AUTOMOTIVE STENTA A DECOLLARE,

                       LA FASE 2 E’ PIENA D’INCERTEZZE.










































   L’auto è tra i settori più colpiti dall’emergenza covid-19, la crisi generata ha mostrato una
   drastica discesa di consumo dei beni non indispensabili, inevitabilmente le auto, anche quel-

   le più piccole meno costose sono state paragonate ad un bene di lusso in un momento così
   drammatico: Chi è quel folle che compra l’auto in un momento come questo? E’ il pensiero

   che ha invaso la mente della maggior parte delle persone in periodo così drammatico. Ad
   oggi il coronavirus sembra aver rallentato in maniera importante la popria corsa e in Italia
   si cerca di tornare alla normalità. La fase 2 è iniziata ma la paura resta condizionando di

   fatto i mercati e le vendite dell’auto; Ad aprile il crollo delle vendite è stato del 98%, sempre
   nello stesso mese, il numero di immatricolazioni in Italia è stato di 4724 vetture rispetto alle

   171000 dello scorso anno, il trimestre gennaio-marzo ha visto una riduzione del pil auto del
   51%, questi numeri fanno capire quanto sia difficile il momento per un settore già in crisi
   ben prima del covid-19. Per far ripartire il settore serve uno scossone molto forte, in questo

   momento gli gli autosaloni sono pieni di auto invendute e solo forti incentivi potranno dare
   la una scossa tale da spronare le persone a tornare ad acquistare auto. Nelle scorse setti-

   mane, dopo la levata di scudi da parte dei sindacati e in particolare della FIM-CISL con il se-
   gretario generale Marco Bentivogli, il quale ha fatto notare quanto sia datato il parco auto
   degli italiani e che un forte incentivo alla rottamazione possa invertire il trend, il governo

   sembra stia elaborando soluzioni in grado di garantire una risalita delle vendite capace di
   portare liquidità nelle casse degli autosaloni e lo smaltimento dei parchi auto.L’automotive

   attualmente in Italia impegna circa 268000 lavoratori, con la filiera si arriva adoltre 1 mi-
   lione di posti di lavoro, se non si interviene con tempo si rischia di danneggiare in maniera
   seria un settore strategico per l’economia italiana e a farne le spese saranno i lavoratori!
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