Page 12 - Il luogo della meraviglia
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intitolata ad oggi ai Paesaggi: che ora, sia pure dubitativamente, intitoleremo ‘ sala della rovina’.
Considerata la delicata materia e la fragilità documentaria, queste riflessioni preliminari, da considerare
allo stato ipotetiche, potrebbero contemplare pure la possibilità che i frammenti pittorici del vano
ritrovato, del tempietto in particolare, siano stati interpretati da Violardo come ‘una rovina che è opera
stupenda in pittura;…. il battisterio di figura circolare, bellissimo, alto’. Sarebbe dunque questa la sala
della ‘ruina’?
A conclusione della passeggiata, e dell’analisi del fil rouge che rende ben coeso il programma
iconografico di Ottavio Farnese, è possibile restituirne sinteticamente i contorni.
La residenza, locus amoenus di delizie e Voluptas, luogo di ricreazione e di rappresentanza, le Grotte,
i giochi d’acqua, la Fontana seguita con tanta solerte attenzione, attestati dalle carte, costituiscono buon
punto di partenza: i modelli tosco-romani cui guardare erano tanti, e d’altro canto una decorazione
affascinante e autocelebrativa, fondata sul valore simbolico dell’acqua, fu obiettivo comune al duca e al
gran Cardinale, pur nei differenti intenti: Alessandro a Caprarola aveva previsto nella parete a destra
dell’ingresso della sala d’Ercole, in posizione centrale, la splendida fontana in mosaico con amorini
marmorei, raffigurante una città fluviale dalle architetture classiche, realizzata dal fontaniere Curzio
Maccarone fra il 1572 e il 1573. E la spettacolare fontana del Giardino di Parma doveva prevedere
qualcosa di molto simile.
Interviene poi la figura di Pegaso, meglio ancora del destriero alato, che tanta rilevanza assume nelle
composizioni di Mirola e Bertoja. Il significato allegorico del cavallo alato sembra oltrepassare i confini
del mito che lo lega a Perseo o ad Andromeda e Medusa. L’animale, onnipresente nelle decorazioni a
palazzo, dalle sale del piano nobile a quelle riscoperte, alato oppure no, è testimonianza di eccellenza,
nobiltà, forza e potere. Il cavallo alato che s’innalza sulle vette irraggiungibili dagli umani non
rappresenta forse il sogno di Ottavio?
Se la precarietà dello stato di una parte degli affreschi del palazzo impone cautela nel tentare una corretta
lettura, è possibile identificare nell’intero impianto decorativo, come si anticipava in apertura, un
programma ispirato in termini generali alla mitografia classica universalmente diffusa in quel contesto
cronologico. Incontriamo nelle sale affrescate i miti più graditi al duca: nella sala del Bacio l’Amore
che vince su ogni cosa, ispirato alle Bucoliche virgiliane; in parallelo, e proprio nella sala attigua,
incontriamo il trionfo del piacere. Qui la voluptas, distribuita in vari fatti nelle pareti, assume le
sembianze della Poesia, della Musica, di Orfeo stesso, splendido poeta-musico, individuato
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pioneristicamente con acutezza da A. Ghidiglia Quintavalle, e della buona vita presso un corte felice
dove tutti sono appagati. Da sottolineare in entrambe le sale il valore acquisito all’acqua e al suo ruolo
catartico, ove le ninfe, i cavalieri e una varia umanità s’immergono per risorgere a nuova linfa vitale.
17 A. Ghidiglia Quintavalle, Il Bertoja, Milano 1963.