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Arte-Cultura
1998). Un’artista che espone centrale e il motivo d’ispira-
quadri in mostre, in luoghi cir- zione dell’artista è indubbia-
coscritti, sebbene tecnicamente mente la natura nelle sue più
competente, non sarebbe mai variegate sfaccettature, dai
riuscito a raggiungere un risul- suoi lati più ombrosi al fascino
tato come quello che è riuscito dei colori. La sua è un’arte
ad ottenere Bruno nella sua au- work in progress, in continuo
tonomia e unicità, con materia- movimento, evoluzione e dina-
li di riciclo della sua quotidia- micità. Potrei rivisitarla e nota-
nità che si fondono in perfetta re differenze. La natura con le
sintonia con l’ambiente circo- sue quattro stagioni è un ciclo
stante. Bruno potrebbe appa- in continuo divenire ed è ciò
rentemente essere frainteso e che più mi appassiona di que-
non apprezzato com’è degno di sto lavoro: il fatto di non do-
nota, ma una volta approfondi- versi adagiare o limitarsi
to e scrutato con scrupolosa at- nell’osservare un’unica realtà
tenzione, sorprende positiva- e un unico punto di vista, ma
mente. La soddisfazione più volgere i propri sensi verso
grande è stata quella di riuscire l’interpretazione soggettiva e
a rendere più estroverso Bru- l’accettazione di visioni altera-
no, in un’intervista di oltre due te e altre. Il filo percettivo è tal-
ore ininterrotte, convenzional- mente labile che spesso è com-
mente formale che, alla resa plicato riuscire ad individuare
dei conti, si è dimostrata una su cosa l’uomo interviene nella
chiacchierata per conoscere natura per renderla in parte ar-
meglio la sua arte e la sua per- tificiale e costruita, e quando,
sona. Nonostante la sua timi- invece, la natura è l’unica e in-
dezza e riservatezza, il clima è sostituibile protagonista della
stato sereno e pacato e il rap- scena con una tale capacità in-
porto si è evoluto con pochi trinseca da non permettere al-
silenzi e molti sorrisi. Il fulcro cuna azione umana. Il rapporto
Foto: Francesca Iurato (Bruno Petretto)
La natua ha i suoi tempi,
io attendo
uomo-natura a Molineddu è in simbiosi, oserei dire pantei- delle cose. Bruno dona valore alla quotidianità non de-
stico. La creatività esplode nei corsi d’acqua, nelle rocce, scritta sui libri, ma vissuta e sentita dai più. Bruno ed io,
nella terra, la Madre Terra. L’artista afferma: «La natura ha durante le varie interviste, affrontavamo certe tematiche
i suoi tempi, io attendo.» È come se, ascoltandolo, intuissi artistiche attorno alla SUA arte, ci accomodavamo su due
il rispetto, la venerazione e l’adorazione che ha Bruno nei degli anfiteatri costruiti e idealizzati completamente da
confronti della natura, nel sapersi adattare ai tempi e ai lui, in piena immedesimazione e coinvolgimento. Il museo
modi che la natura ci offre, e questo, nel 2016, dove la può provocare uno shock culturale che in antropologia de-
natura viene commercializzata e sacrificata, crea meravi- signa quel senso di disorientamento, dispersione e perdi-
glia. Crea meraviglia conoscere un uomo radicato alle pro- zione momentanea dinnanzi ad un avvenimento o ad una
prie radici, che prova un amore incondizionato per la natu- situazione sradicata dalle nostre concezioni e dai nostri
ra che cura con dedizione. Bruno trasforma in arte quello habitus mentali. Nei musei classici, una volta messo qual-
che molti hanno considerato i rifiuti del progresso. Noi cosa sulla parete, questo qualcosa cambia il proprio statu-
tendiamo al consumismo, Bruno al riciclo. L’operare a to, poiché estraniato dal proprio luogo e dalla propria pro-
360° gradi di quest’uomo, con passione e alla continua ri- venienza autentica e originaria. Questo, invece, non accade
cerca di nuovo materiale non lo rende consapevole dei a Molineddu: l’opera non perde le sue origini, né tanto
suoi risultati, tanto è l’intensità del fare. La natura umana meno il senso e il significato attribuitogli al momento del-
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