Page 23 - Storia dell'aviazione italiana
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Storia dell’aviazione italiana                             21


            ronautica, gli ingegneri sovietici potevano affermare che gli
            aerei italiani erano indietro rispetto ai principali paesi euro-
            pei in termini di velocità, altitudine e armamenti. Il significa-
            to diplomatico e politico dei voli reciproci italo-sovietici fu
            di grande importanza, poiché hanno creato i presupposti per
            un ulteriore partenariato. L’Italia cercò attivamente di espor-
            tare la propria tecnologia aeronautica nei paesi industriali
            meno sviluppati. Numerosi voli e visite ufficiali aprirono la
            strada all’acquisto da parte dell’Unione Sovietica di aerei e
            motori aeronautici italiani negli anni ’30.
            Il 18 luglio del 1933 un illustre italiano contribuiva ad “intessere
            la tela commerciale” con la Russia: Mario de Bernardi (1893–
            1959) – pilota di caccia italiano della prima guerra mondiale,
            pilota di idrovolanti degli anni ’20 e pilota collaudatore dei
            primi aerei a reazione sperimentali italiani – coadiuvato da un
            tal Mazzarani a bordo di un Ca.111 compiono un raid di 2600
            km da Milano a Mosca senza scalo, passando da Berlino, in
            13 ore e 53 minuti, alla media di 232 km/h.


            Costruzione di dirigibili. Gli italiani in URSS
            Mentre in Europa e negli Stati Uniti la costruzione dei dirigi-
            bili si sviluppò molto rapidamente, in Unione Sovietica que-
            st’area dello spazio aereo fu promossa principalmente da sin-
            goli appassionati. I piani per l’industrializzazione del paese
            richiedevano la rapida creazione di un’ampia base per la co-
            struzione di dirigibili domestici. Dal 1931 al 1936, lo
            sviluppatore del modello di dirigibile semirigido, Umberto
            Nobile, l’ingegnere Felice Trojani e altri specialisti italiani
            lavorarono a Mosca insieme a specialisti sovietici.
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