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tema delle privatizzazioni in Italia, invitiamo ancora una volta a leggere l’articolo di
               Eugenio Caruso su Impresa oggi: “Iri tra conservazione e privatizzazioni“
               Oggi, con la crisi economica globale assistiamo all’ultimo attacco a danno del nostro
               paese e della sua riserva aurea.
               L’Italia è  un  paese in crisi, in profonda crisi economica, con  un  debito  pubblico
               praticamente  impagabile, attorno al  120%  del PIL e  con le  principali  imprese del
               paese che a causa della caduta dei tassi di guadagno si stanno ricollocando altrove, in
               zone che  permettono guadagni superiori a quelli dell’Italia. Ma l’Italia, pur in
               profonda crisi ha ancora tanti gioielli, molto appetibili e che le multinazionali anglo-
               americane sperano di “comprare” a prezzi stracciati.
               Gli interessi dei globalisti e degli anglosassoni puntano a  privatizzare quanto c’è
               rimasto da privatizzare in Italia: dall’ENI, di cui una parte è ancora in mano allo
               stato, così come pure l’Enel, oltre a Finmeccanica, Fincantieri, Trenitalia, Poste,
               Televisione pubblica, Ospedali e centri sanitari all’avanguardia nella ricerca,
               Università, Scuole e imprese municipalizzate, come quelle dell’acqua e della raccolta
               dei rifiuti. A tutto  ciò va  aggiunto che l’Italia possiede un ricco patrimonio
               paesaggistico e  ambientale, decisamente invidiabile  e un ricchissimo patrimonio
               artistico;  in  Italia  è  concentrato  il  60/65%  di  tutti  i  beni  artistici  e  archeologici
               dell’umanità. A tutto questo va aggiunta una ulteriore ricchezza posseduta dall’Italia,
               di cui nessuno parla: il suo oro!
               Nessuno ne parla, ma l’Italia ha la quarta riserva di oro del mondo, che allo scorso
               giugno ammontava a ben 2.451,80 tonnellate, che al prezzo odierno dell’oro equivale
               a circa 100 miliardi di euro. Solo FMI e due stati, USA e Germania, hanno riserve
               auree superiori alla  riserva italiana. L’oro è  un prodotto altamente strategico
               destinato a rivalutarsi fortemente nel futuro immediato, per cui questa ricchezza  è
               molto appetibile.
               In questo momento, l’oro italiano è il principale obiettivo su cui hanno messo gli occhi
               i globalizzatori.
               Quindi, l’Italia pur essendo un paese in forte crisi, possiede ingenti ricchezze. Come
               impossessarsi o meglio derubare queste ricchezze all’Italia ed al popolo italiano?
               Approfittando dell’enorme debito pubblico, i grandi predatori con l’aiuto dei propri
               rappresentanti  all’interno  del paese, ovvero i liberisti nostrani, gli stipendiati di
               Goldman Sachs, FMI, BCE, Federal Reserve, World Bank, WTO ed affini faranno
               pressione  per  ridurre  il  debito  pubblico  attraverso  la  privatizzazione,  la vendita,
               ovviamente a prezzi fortemente scontati, dei beni sopra citati.
               Possibile che nessuno si opponga a tutto ciò? Sono certo che qualcuno che conosce i
               meccanismi della finanza che stanno dietro a queste speculazioni globali e che non si
               trovi d’accordo ci sia; ma altrettanto capisco la sua riluttanza a intervenire in modo
               chiaro  e  duro. Chi provò nei  secoli a  opporsi allo strapotere delle banche non  ha
               vissuto abbastanza per realizzare del tutto il proprio progetto, da Lincoln a Kennedy,
               al nostro Aldo Moro.
               Questo ci fa capire come,  da  decine di  migliaia di  anni, l’uomo si sia  dimostrato
               capace di tutto per concentrare nelle proprie mani le ricchezze e le risorse disponibili.
               Nella preistoria si trattava di cibo, poi con l’agricoltura l’attenzione è passata alla
               terra, infine, già a partire dal Rinascimento, alle ricchezze e al potere che da esse ne





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