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dirigente della Goldman quando sua moglie finanzierà l'ultima campagna elettorale di
Prodi.
Lì il mondo finanziario dettò le istruzioni su come privatizzare, per scelta obbligata, le
industrie italiane statali. Con l’aiuto della stampa iniziò una campagna martellante
per incutere il timore nel popolo italiano di “non entrare in Europa”, manco ne
fossimo stati tra i Sei paesi fondatori, gettando diverse ombre sulle vicende di cronaca
giudiziaria e di cronaca nera di quel periodo.
“Mani pulite” sembrerebbe essere avvenuta proprio in un momento opportuno per
fare piazza pulita di una classe politica con velleità italiote, e per ottenere mani libere
di fare entrare i governi dei “tecnici”, quelli che con i loro amici della Goldman e
della Coopers ci avrebbero inculcato la “medicina” amara della svendita dell’IRI.
Di sicuro un Craxi, per quanto corrotto, non avrebbe mai siglato un patto così
scellerato, quello di svendere tutto il comparto nazionale produttivo del paese (l’IRI
ad oggi sarebbe stata la maggiore multinazionale al mondo e noi non saremmo un
paese in svendita), lui che tenne testa agli americani nella vicenda dell’Achille Lauro,
negando loro l’accesso al nostro territorio per attaccare i sequestratori della nave,
terroristi palestinesi, e portando avanti le trattative con i terroristi nonostante il veto
del presidente Reagan.
E, infatti, proprio qualche anno prima Craxi era stato duramente criticato dagli
ambienti angloamericani, quegli stessi che non si privano mai d’interferire nella
nostra politica interna, proprio di “ingerenza dello Stato in economia” - per voce dei
loro accoliti Andreotti, Spadolini, Cossiga - perché aveva decretato la fine del
mandato di Enrico Cuccia come presidente di Mediobanca, e perché si era opposto
alla vendita dello SME, il complesso alimentare dell’IRI, negoziato direttamente dal
suo presidente Romano Prodi ma smentita da una direttiva del Governo.
Ricordiamo inoltre che Berlusconi, la prima volta che arriva al Governo era stato
preceduto da Carlo Azeglio Ciampi, e questi poco dopo essere diventato capo del
governo, il 30 giugno del 1993 nomina un Comitato di consulenza per le
privatizzazioni, presieduto da Mario Draghi, uomo Goldman Sachs, non a caso, oggi,
arrivato alla presidenza della BCE.
Ciampi aveva proseguito la svendita del patrimonio italiano iniziata dal socialista
Giuliano Amato, braccio destro di Craxi (inspiegabile miracolato dai giudici che
provvidero a far piazza pulita della classe politica italiana di allora) e dal
“lottizzatore” democristiano Romano Prodi; Romano Prodi venne così definito, per il
suo comportamento quando era presidente dell’IRI, da Franco Bechis in un articolo
pubblicato su Milano Finanza: “Prodi, all’Iri, lottizzò come un democristiano“. Sul
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