Page 102 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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vicino, per fargli sentire la sua presenza. Stavano così anche
per delle ore, dei pomeriggi che non sembravano finire mai.
Ma stavano bene così. E qualche volta lui, l’umano, gli aveva
detto che prima o poi sarebbe dovuto andare via. «Vedrai, una
mattina, non mi alzerò più dal letto».
Non ci voleva pensare, il cagnetto. La sola idea lo faceva rab-
brividire. E non tanto perché nessun altro si sarebbe preso
cura di lui. No. Era preoccupato per il suo “umano”. Chi gli
avrebbe fatto compagnia, dovunque fosse andato? Chi si
sarebbe raggomitolato ai suoi piedi? Nessuno veniva più a
trovarlo. E solo a Natale, qualche lontano nipote un po’ infas-
tidito bussava alla porta per fare gli auguri. C’era un gran
trambusto, per pochi minuti, e poi tutto tornava come prima.
Il silenzio. E l’umano diceva: «Finalmente».
Finalmente erano di nuovo insieme, da soli, a parlare e tacere.
Così quando una mattina lui non si era più alzato, il cane
aveva capito. Si era sdraiato accanto al letto, e aveva aspet-
tato. Un’ora, un giorno, una settimana. Non si mangiava più,
non c’era acqua. Ma lui non desiste- va.
L’avevano trovati i vigili del fuoco: erano entrati dalla fi-
nestra. Qualcuno, fra i vicini, doveva aver fiutato qualcosa.
Non li aveva visti entrare, lui, i vigili del fuoco. Era stremato.
Disidratato. Sapeva di essersi svegliato in una casa diversa, su
una coperta. E di avere ricevuto crocchette, acqua, carezze.
Ma non dal suo “umano”. Persone carine, sì. Erano stati tutti
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