Page 106 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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ridendo.
«E dai, mamma! Mica ho più tre anni…».
No. Non aveva più tre anni. Però ancora scoppiava a ridere,
quando la vedeva con quella finta barba, fatta attraverso le
ciocche dei capelli. Perché immediatamente, per effetto di
quel gioco, tutte e due ritornavano indietro nel tempo, e si
rivedevano com’erano state all’epoca.
Martina iniziava ad essere stanca.
Non le piaceva, il fatto di restare chiusa in casa. Le man-
cavano le amiche, le mancava la scuola. C’erano i telefonini,
sì, c’era la didattica a distanza, ma a lungo andare era
estenuante, la mediazione delle “macchine”. L’idea della dis-
tanza sociale le era perfino piaciuta, all’inizio. Era diversa, era
curiosa. Poi, però, era subentrata la noia, che si sommava con
la lontananza della madre, costretta a vivere tutto il giorno
come un’astronauta, dentro uno scafandro.
Martina era combattuta. Un po’ ammirava la mamma, che cer-
cava di salvare altre vite. Un po’ la detestava, perché le altre
ragazze ce l’avevano a casa, la loro. E postavano con-
tinuamente immagini di torte, di lasagne, di tavole imbandite.
Una marea di cibo, una montagna.
«Marti – le diceva la mamma – ma come fanno ad ingoiare
tutta quella roba, che potrebbe sfamare un esercito? Non us-
ciranno più dalla porta, quando finirà la quarantena. È perfino
immorale. Non c’è alcun bisogno di imbottirsi in questo
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