Page 125 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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maniglia. Scarmigliata, incosciente. Con l’uniforme candida
tutta sporca di sangue.
La volante era salita contromano. Erano scesi in due, un uomo
ed una donna. Federica era una statua di pietra. La bocca spal-
ancata, non proferiva parola.
«Oddio», disse la ragazza in divisa, chiamando i soccorsi.
Anna aveva le gambe tutte graffiate. Sanguinava.
«Ma cosa è successo?», chiese l’uomo in divisa.
Federica si girò d’istinto verso la siepe, la indicò. Era lì che
pensava si fosse nascosto il gatto. Solo che il miagolio era la
voce rantolante di Anna. E infatti, nascosto, fu trovato un
uomo. E Federica sentì che ripeteva qualcosa sul fatto che lei
lo aveva respinto.
Sentì le lacrime spuntarle dagli occhi, sentì che erano calde,
che scendevano giù. E vide la morte, silenziosa, allontanarsi a
testa bassa. Da sola.
Spezzando le catene della paura, corse da Anna.
«Sono qui. Ora sono qui». Era viva.
Le pareva di vivere al rallentatore, ma tutto era durato pochis-
simi istanti. L’arresto, il soccorso, la consapevolezza di una
violenza consumata in quei minuti in cui Anna era uscita a
prendere un cambio, per un paziente. Non era un compito suo,
ma non aveva voluto lasciarlo così. «Sai – sussurrò – è
quell’omino anziano, con la pelle sottile, gli occhi tristi. Non
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