Page 120 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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Era già pronta ad andare, quando Anna le chiese di aspettarla
un paio di minuti. Doveva fare l’ultimo giro di verifica, prima
del cambio turno.
Fede, come la chiamavano tutti, fece cenno di sì. E riprese a
guardare quell’immagine, quell’ennesima donna punita per
aver rivendicato la sua libertà.
Era abbronzata, sedeva su un muretto, in piena estate. Aveva
una gamba distesa, e l’altra giù, ciondoloni, in mezzo all’erba
alta, ingiallita dal sole. Doveva essere stata una giornata piena
di luce, di felicità.
Fu allora che vide, con sgomento, alcune frasi di commento,
sotto quella vicenda tremenda, sotto la storia di quel colpo di
fucile in testa, nel cuore della notte.
Un uomo aveva scritto, violentando sia la vittima che la stessa
lingua italiana, che «se si terrebbero le gambette più chiuse al
primo venuto, forse molte di queste tragedie si potrebbero evi-
tare». Federica trasalì. Provò un orrore infinito, per l’assurdità
di quel giudizio, volgare, ingiusto.
«Ma come ci si può spingere a tanto… - sussurrò – ma come
si può oltraggiare una donna, privata della vita?».
Era bastata l’immagine delle gambe, a scatenare giudizi som-
mari, a stabilire che scoprire qualche centimetro di pelle,
peraltro in piena estate, fosse una provocazione. Con disgusto,
lesse altri post, altrettanto violenti e sgrammaticati. La colpì
quello di una donna, che - criticando la posa della fotografia,
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