Page 115 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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«Papà, papà – aveva detto la bimba – mamma sa fare il mos-
tro, sa fare tanti giochi, conosce tante canzoni. Perché tu non
vuoi giocare mai con me?».
Lui non le aveva nemmeno risposto. Era sempre disinteressato
a quello che piaceva a bambini, provava un senso di fastidio,
di distacco. Doveva essere stato un bimbo triste, solitario, in-
capace di divertirsi, se non seguendo un pallone in cortile,
meglio se da solo.
Martina era rimasta in attesa. Poi aveva intuito che la risposta
non sarebbe aspettata. Aveva visto una farfalla, che si posava
su un fiore, lì vicino, e si era distratta.
«È vero – aveva chiesto – che prima di avere queste belle ali
colorate era soltanto un bruco?».
«Sì – le aveva risposto la mamma – era davvero un piccolo
bruchino, un po’ goffo, e in apparenza privo di bellezza. Ed
ora guarda che colori meravigliosi…».
Dentro lo scafandro, la mattina, si sentiva come quel bruco,
costretto in un bozzolo soffocante. E tuttavia, ogni volta che
riusciva a riportare speranza, a dare sollievo, a confortare, era
come se le sue ali si dispiegassero in mezzo al reparto, solle-
vandola da terra. E ogni volta che accadeva, lo dedicava a
Martina.
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