Page 119 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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Non l’aveva guardata negli occhi. Messo alle strette, aveva
dichiarato di averla uccisa «perché lei voleva lasciarmi». Era
stata l’ennesima storia di violenza dettata da una logica di
possesso, da un non-amore, da una relazione patologica. Era
inutile girarci attorno. Lui aveva reagito alla sua decisione di
riprendere in mano la sua esistenza. E il virus, purtroppo, li
aveva tenuti a stretto contatto, in quella casa, fino alla fine.
Era tardi. Di lì a poco Federica ed Anna sarebbero potute tor-
nare a casa. Avevano preso insieme una stanzetta nei pressi
dell’ospedale. Non volevano rischiare di contagiare i propri
familiari. Non potevano escludere di essere portatrici del vi-
rus, nonostante non avessero sintomi. E poiché i test venivano
fatti solo se si stava male, non avevano la minima idea della
propria eventuale positività.
«Chissà – si chiese Federica – forse anche a me direbbero che
non merito pietà, se per caso fossi positiva».
La gente è strana, prima si odia e poi si ama…
Federica si accorse che stava canticchiando, sotto voce, men-
tre recuperava le sue cose. Odio e amore.
Troppo facile, ridurre tutto ai sentimenti.
Ripensava a quella donna, massacrata da chi per tanti anni le
aveva detto che l’amava. «Se ami, non puoi pretendere di dis-
porre della vita di un altro – pensò – se ami, devi lasciar an-
dare via. E comunque, nulla mai potrà giustificare un atto di
violenza, tantomeno la morte».
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