Page 130 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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taria privata, in caso di necessità. Non ne aveva mai usufruito,
era una che non prendeva un giorno di ferie a morire, quando
era ancora in servizio attivo. Dopo di che, si era ritirata in
pensione, per dedicarsi alla sua passione. Dipingeva. Riem-
piva la casa di piccole tele ad olio, dedicate soprattutto al suo
cane. Lo aveva chiamato Fred, come Fred Astaire, il grande
ballerino che pareva volare, mentre danzava il tip tap. Il suo
Fred, a quattro zampe, aveva le stesse zampe lunghe e sottili.
E pur mangiando di continuo, era magrissimo. E quando le
saltellava accanto, per farle le feste, batteva i suoi gommini
ruvidi sul pavimento, come in una sorta di danza. Fred era il
soggetto di tutte le sue opere. E la nuora le odiava. Almeno
quanto detestava i cani, e gli animali tutti. E infatti, mai si era
offerta di tenere a casa Fred, quando la suocera era stata ri-
coverata d’urgenza. Non ne voleva sapere. Non capiva il
senso di «quelle bestie».
L’infermiera le chiese se desiderasse vedere la suocera, al di
là del vetro. La nuora rispose di no. «Forse desidera parlarle?
Abbiamo un sistema di video chiamata…».
La nuora ribadì la sua contrarietà. «Piuttosto – chiese – ho
letto nella brochure che ai ricoverati è garantita anche la
manicure…».
L’infermiera fece cenno di sì. «La signora però non è nelle
condizioni, in questo momento…».
«Appunto – disse la nuora – io invece ho proprio la necessità
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