Page 134 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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Quella struttura dorata, era considerata l’ultima stazione di
molti anziani, che entravano per qualche acciacco e non tor-
navano più a casa. Fino a qualche tempo prima, non era così.
Il Covid-19 aveva fatto la differenza. In peggio.
Non erano più le normali malattie, a prenderli. Era il contagio.
Il virus non concedeva sconti. Se anche riuscivano a risolvere
le altre problematiche, lui se li prendeva per mano. Non li las-
ciava più. E varcavano insieme la soglia, il confine del pas-
saggio terreno.
Nella gran parte dei casi, i familiari arrivavano già rassegnati.
Dicevano che era «nelle cose». Dicevano che era «normale»,
il fatto che quasi sicuramente non ci sarebbe stato un lieto
fine. E spesso, quando arrivava la cattiva notizia, risultava per
loro liberatoria. Non si trattava di cattiveria o ingratitudine. I
figli degli anziani, già anch’essi avanti con l’età, avevano da
risolvere i propri problemi, anche economici. Avevano da sis-
temare i più giovani. Una bella eredità faceva sempre co-
modo. E così, in quella sorta di crogiuolo di frustrazioni ir-
risolte, la corte dei parenti diventava un parterre, come a
teatro. Più il congiunto era benestante, più lo spettacolo della
morte veniva consumato a distanza, quasi con freddezza.
Elvira non aveva alcuna fretta di prendere parte a quell’esi-
bizione. Le sarebbe toccata, prima o poi, ma preferiva riman-
dare. Non era nemmeno scossa, da tutta quell’avidità che si
respirava, che si tagliava col coltello. Ormai se ne era fatta
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