Page 132 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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che il suo stato generale non era buono. E la nuora si riempiva
di speranza.
Per rafforzare la sua convinzione, Elvira una mattina aveva
fatto arrivare il notaio. Aveva dettato il suo testamento. E
quando l’infermiera lo aveva riferito, la nuora aveva sfoderato
un sorriso entusiasta. «Mi ha pregato di dirvi che sarà per voi
una bella sorpresa», aveva aggiunto l’infermiera, rispettando
le indicazioni di Elvira. E – a quel punto – la nuora era ri-
masta interdetta, non potendo decifrare quelle parole. Elvira si
era immaginata la sua faccia confusa, e si era messa a ridere
sotto le lenzuola. Era certa di averle preparato una notte in-
sonne.
Per compensare, aveva dato disposizione che il suo amatis-
simo Fred, il suo meraviglioso cane meticcio, venisse tras-
ferito in un pensioncina nei pressi. «Non potrò rivederlo –
aveva fatto sapere, avvalendosi sempre della mediazione
dell’infermiera – per cui ho voluto metterlo al sicuro, perché
non soffra fame o abbandono, e si dimentichi in fretta di me».
Erano parole che mai Elvira avrebbe potuto pronunciare. Fred
non si sarebbe mai potuto dimenticare di lei, e lei di lui. Erano
due anime in simbiosi. Si adoravano, si sarebbero cercati per
sempre. Solo che i suoi familiari non capivano. Non avevano
avuto il dono dell’amore per la natura. Per cui avevano cre-
duto immediatamente a quelle sciocchezze.
La nuora si era rincuorata, moltissimo, dopo quelle mezze
frasi sul testamento. E per la gioia, quel giorno, si era portata
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