Page 133 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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a casa l’intero vassoio del pranzo preparato dalla clinica per la
          suocera.  «Tanto  –  aveva sussurrato  – quell’infelice non può
          davvero mangiare tutto questo ben di Dio. Poveretta, ormai è
          avviata  alla  fine,  tocca  solo  aspettare,  sarà  questione  di
          ore…».

          Quando  si  trovavano  da  sole,  Elvira  e  l’infermiera  si  scam-
          biavano  qualche  confidenza,  nascoste  dietro  le  mascherine.
          «Questo virus – diceva Elvira – mi ha consentito di tenermi
          finalmente  distante  da  queste  persone,  di  cui  faccio  a  meno

          veramente volentieri.  Mio figlio è sempre stato  un bambino
          senza  carattere.  Non  sono  mai  riuscita  a  farlo  interessare  a
          qualcosa.  Mi  è  toccato  sostenerlo,  sempre.  E  nonostante  io
          abbia  acquistato  perfino  la  sua  casa,  ancora  aspetta  che  io
          muoia,  per  potere  mettere  le  mani  sulla  mia.  E  l’aspetto
          comico  di  tutta  questa  storia,  è  che  non  posso  neanche  de-
          testarlo. Non provo alcun interesse, per lui. È doloroso am-

          metterlo,  ma  è  proprio  così.  In  quanto  a  mia  nuora,  poi…
          L’unica creatura che mi manca, è il mio grande amore, il mio
          adorato Fred. Lui veramente mi conosce a fondo».

          L’infermiera,  che  parlava  poco  l’italiano,  cercava  di  barca-
          menarsi fra quello che realmente pensava e quello che era cor-
          retto  dire.  Era  indignata,  per  il  comportamento  della  nuora,
          ma d’altra parte ne vedeva tanti, identici, ogni giorno: «Non
          creda di essere la sola…», sussurrò.

          No. Elvira sapeva benissimo di non essere un caso isolato.



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