Page 139 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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la mia libertà. Glielo devo».
          Uscì di nascosto, con il suo cestino ed una borsa da viaggio,
          che conteneva lo stretto necessario.

          Non  si  abbracciarono.  Non  si  strinsero  la  mano.  Rimasero
          dietro le mascherine,  a  guardarsi, per qualche lungo istante.

          L’infermiera  le  mandò  un  bacio,  simbolico,  con  la  mano.
          Elvira ricambiò. L’auto  era pronta, Fred non stava più nella
          pelliccia. Avrebbe voluto saltarle addosso, ma – anziché ab-
          baiare o buttarsi giù per salutarla  – rimase zitto e buono ad
          aspettare che partissero.

          «Vecchio caro amico – lo salutò Elvira – so bene che tu ca-
          pisci  tutto.  Per  questo  ti  ho  raccontato  da  subito  che  cosa
          avevo in mente. Avrei finto di essere alla fine, avrei mentito,
          avrei lavorato sul mio personaggio. Ora non ci resta che raggi-

          ungere la destinazione finale. E nessuno potrà ritrovarci, mai
          più.  Perché  se  devo  morire,  lo  farò  come  e  dove  voglio  io.
          Lontano da tutti questi parassiti. Finalmente libera».

          Con il notaio, non aveva fatto un vero e proprio testamento.

          Aveva venduto i propri beni immobili, trasferendo i contanti
          su un nuovo conto estero. Aveva già chiesto il nuovo domi-
          cilio.  Si  era preparata un piccolo  buen retiro, una casetta in
          mezzo  al  verde,  affacciata  su  un  fiordo,  in  una  minuscola
          comunità, in  cui  aveva  fatto pervenire tutti i  documenti  che
          attestavano la sua negatività al virus e la sua assoluta esigenza
          di vivere all’aria aperta. Si sarebbe immediatamente confinata


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